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24/11/24 ore

Populismo e sovranismo nella Costituzione: l'interpretazione autentica di Giuseppe Conte



Nel suo discorso all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Giuseppe Conte ha ribadito un pensiero già espresso qualche giorno fa al quotidiano La Verità, quando ha rivendicato con orgoglio “di essere leader (sic!) di un governo populista”: nel senso che ne dà sulla base dell'articolo 1 della Carta, messo in relazione ai concetti di sovranismo e populismo.

 

"Quando qualcuno - ha spiegato poi meglio alla stampa ieri - ci accusa di sovranismo e populismo amo sempre ricordare che sovranità e popolo sono richiamati nella Costituzione italiana, ed è esattamente in quella previsione che interpreto il concetto di sovranità e l’esercizio della stessa da parte del popolo".

 

Ma quale sarà mai la previsione richiamata dai padri costituenti, quando decisero di precisare che “la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.”? Difficile pensare che ci si riferisse al sovranismo e al populismo nell'accezione comunemente riconosciuta e accettata. Evidentemente il Presidente del Consiglio facente funzioni ragiona d'altro, se è vero quanto si legge sulla Treccani...

 

Per esempio, alla voce populismo (di cui il premier – ripetiamo - va fiero):

 

1. Movimento culturale e politico sviluppatosi in Russia tra l’ultimo quarto del sec. 19° e gli inizî del sec. 20°; si proponeva di raggiungere, attraverso l’attività di propaganda e proselitismo svolta dagli intellettuali presso il popolo e con una diretta azione rivoluzionaria (culminata nel 1881 con l’uccisione dello zar Alessandro II), un miglioramento delle condizioni di vita delle classi diseredate, spec. dei contadini e dei servi della gleba, e la realizzazione di una specie di socialismo rurale basato sulla comunità rurale russa, in antitesi alla società industriale occidentale.

 

2. Per estens., atteggiamento ideologico che, sulla base di principî e programmi genericamente ispirati al socialismo, esalta in modo demagogico e velleitario il popolo come depositario di valori totalmente positivi. Con sign. più recente, e con riferimento al mondo latino-americano, in partic. all’Argentina del tempo di J. D. Perón (v. peronismo), forma di prassi politica, tipica di paesi in via di rapido sviluppo dall’economia agricola a quella industriale, caratterizzata da un rapporto diretto tra un capo carismatico e le masse popolari, con il consenso dei ceti borghesi e capitalistici che possono così più agevolmente controllare e far progredire i processi di industrializzazione. In ambito artistico e letterario, rappresentazione idealizzata del popolo, considerato come modello etico e sociale: il p. nella letteratura italiana del secondo dopoguerra."

 

O alla voce sovranismo: “posizione politica che propugna la difesa o la riconquista della sovranità nazionale da parte di un popolo o di uno Stato, in antitesi alle dinamiche della globalizzazione e in contrapposizione alle politiche sovrannazionali di concertazione...”

 

Con la sua “interpretazione autentica”, quale contributo alla causa di un governo che fa uso e abuso di ossimori in ogni ambito, che quando serve cambia significato alle parole per dare un nome alle cose fatte e misfatte, Conte ci offre quindi un'ulteriore estensione dei termini in questione.

 

Nel caso specifico l'azzardo dell'avvocato-professor-premier, per l'occasione fine giurista, ci consente inoltre di rivalutarlo quando agisce in altre vesti. Non esclusa quella di comparsa nelle messe in posa fotografica per la propaganda del sue vice Salvini nella quale, a dispetto delle apparenze e a pensarci bene – sfigura di meno. (red.)

 

 


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