Nulla sarà più come prima, si dice. Salvo eccezioni che affiorano in filigrana nel modus operandi dei nostri governanti. Il decreto appena sfornato ne è una dimostrazione nemmeno tanto sorprendente.
Ora, per carità, lungi da noi l'intenzione di interrompere lo spirito di unità nazionale di fronte al terribile nemico comune e invisibile, ma al Churchill de' noantri e al suo beffardo governo andrà pur fatto qualche appunto.
La logica del di tutto un po', un po' a tutti dei primi interventi di “Cura” tradisce infatti il vecchio vizio italico di dare mancette a destra e a manca senza tanto costrutto. Certo, è solo l'inizio, si tratta di interventi tampone, hanno detto. Poi dovrà esserci il resto. Ed è qui che nasce il fondato timore che si perda l'occasione per spendere con giudizio e lungimiranza i soldi che non abbiamo grazie all'eccezionalità della drammatica situazione.
La vicenda Alitalia vale giusto come esempio per farci comprendere l'approccio del gruppo di geniali cervelli guidati dal ministro Gualtieri, detto “bella ciao”. E' superfluo ripercorrere la storia della gloriosa compagnia di bandiera e ricordare quanto denaro pubblico sia stato sperperato fino a poco prima che esplodesse l'epidemia.
Lo stop ai voli per Coronavirus paradossalmente stava offrendo almeno il vantaggio di riparmiare quattrini per i mancati voli in perdita. Quale opportunità migliore, dunque, per metterci davvero un punto e finarla qui con il calvario?
E invece no: approffittando dell' ammuina da pandemia, il “Cura Italia” consentirà il nostalgico ritorno al vettore dei cieli di proprietà dello Stato. Viva Alitalia!
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