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01/05/24 ore

La strana idea di diritti umani del Pd di Milano


  • Ermes Antonucci

Al tema dei diritti umani, in senso lato, il Partito Democratico ha da sempre dedicato semplici e liberatorie alzate di spalle. Insomma, l’indifferenza più totale. A leggere oggi le proposte avanzate dalla “coordinatrice del Forum diritti del Pd di Milano”, Rosaria Iardino, viene addirittura voglia di rimpiangere il silenzio dei democratici su certe questioni.

 

Iardino ha annunciato ieri sul Fatto Quotidiano la stesura di un documento, che verrà presentato alla direzione del partito, “per riportare l’attenzione della politica sul tema dei diritti”. Perbacco! Che sia avvenuta un’improvvisa rivelazione tra i democratici? Neanche a pensarci.

 

L’esperta dei diritti del Pd, infatti, ha chiarito che il focus dell’intero documento è riassumibile nella seguente frase: “A nessuna categoria di persone o di professionisti, può essere posto un limite sul fronte della libertà di espressione”. Peccato, però, che la destinataria principale di tale grido di libertà sia stata individuata da Rosaria Iardino nella magistratura.

 

Secondo Iardino – vittima del cronico antiberlusconismo militante (notoriamente controproducente)  – la magistratura sarebbe oggi vittima di un’ennesima legge mirante a “colpire tutti quei magistrati  non allineati, come colui che in Cassazione ha giudicato Berlusconi”. Il disegno di legge in questione è quello presentato dall’ex ministro della Giustizia Nitto Francesco Palma (Pdl) che, a farla breve, configura un possibile procedimento disciplinare “per i magistrati che con dichiarazioni o comportamenti fanno trasparire mancanza di imparzialità e d’indipendenza di giudizio”.

 

Alla coordinatrice del Forum diritti del Pd, tutto questo proprio non va giù. Come il fatto, per esempio, che il magistrato possa essere trasferito d’ufficio nel caso in cui non sia più in grado di svolgere nella sede occupata “le proprie funzioni con piena indipendenza e imparzialità”. Un sacrilegio, secondo l’attivista democratica. Anche se sarebbe interessante sapere cosa penserebbe se, implicata in un procedimento giudiziario, si trovasse di fronte a sé, a giudicarla e a decidere del suo bene più importante – cioè la libertà – un magistrato inneggiante a Berlusconi.

 

Pazienza se anche un simbolo del centrosinistra come Ilda Boccassini ritiene che “certi magistrati usano la giustizia per scopi politici”. Da Iardino giunge anche una stizzita lezione di diritto costituzionale: “Per la nostra Costituzione il giudice non solo è una persona che ha tutta la libertà di esprimersi e di rende note le proprie opinioni, ma è un soggetto che ha solo un obbligo: quello di sottostare alla legge e a nessun altro”. Anche di essere neutrale ed imparziale, magari.

 

 


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