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18/05/24 ore

Grillo, sproloqui al Circo Massimo


  • Ermes Antonucci

Nella solita miscela esplosiva di grida, gag e slogan alla fine è pure spuntata una gru, per sollevare in cielo l'immagine del leader carismatico e far risuonare il suo verbo in lungo e in largo. Al Circo Massimo (mai location fu più appropriata) Beppe Grillo ha provato a risollevare l'animo del suo elettorato, ormai in visibile discesa di fronte alla clamorosa apatia della compagine pentastellata in parlamento.

 

Nonostante però la difficoltà più grande degli elettori sia quella di intravedere in tutto l'ultimo anno e mezzo un benché minimo atto politico concreto − che sia uno − da parte dei propri "cittadini-onorevoli", la via della rinascita secondo Grillo e il suo braccio destro Gianroberto Casaleggio non passa per la proposta politica, ma per la mera mobilitazione dell'elettorato. E per questo, ora più che mai, la parola magica è una sola: No-Euro.

 

Ecco allora che, scorrendo in pieno stile renziano le varie slide proiettate sul maxi-schermo, il leader del M5S ha annunciato il prossimo obiettivo sul quale intende concentrare (e sviare) tutte le attenzioni interne: una raccolta firme per presentare una legge di iniziativa popolare e tenere entro la fine del 2015 un referendum consultivo sulla permanenza nella zona Euro. Il trionfo della democrazia partecipativa.

 

A ben vedere, tuttavia, l'ennesima evocazione degli strumenti di democrazia diretta finisce per racchiudere al suo interno la solita pletora di contraddizioni, talmente grandi da svilire il senso stesso delle proposte annunciate. Così come sul blog si rinnega la natura partecipativa dei sondaggi e delle consultazioni online, concepiti come mezzi con cui ricevere un sostegno plebiscitario alle proprie iniziative, anche nella realtà non virtuale delle urne e delle schede elettorali cartacee la situazione non cambia.

 

"Saranno i cittadini a decidere, non io", dice infatti fieramente Grillo. Che poi, subito dopo, inizia a martellare con tanto di numeri e grafici: "Con l'euro è aumentato il debito, è cresciuta la disoccupazione, è crollata la produzione industriale (a differenza di quella della Germania)". Non solo, ricordate anche che "non abbiamo più tempo", "siamo a rischio default", "sta venendo giù tutto", "se avete dei titoli di stato vendeteli subito". Insomma, cari italiani, alla fine siete liberi di scegliere, non se, ma di abbandonare l'euro. Alla faccia della deliberazione libera e consapevole.

 

Non manca in tutto ciò la carrellata di insulti ai giornalisti "bastardi", in procinto di veder chiudere entro un anno i "giornalini" per cui lavorano, sebbene questi restino, come abbiamo sottolineato pochi giorni fa, assieme ai tradizionali mezzi di informazione (capitanati dalla tv), la principale forza trainante del consenso nel Paese (sfruttata a pieno, con la sua calcolata indifferenza, anche dal M5S).

 

Una forza che si fonda sui meccanismi manipolatrici e deresponsabilizzanti tipici del sistema partitocratico italiano, e ai quali internet non è assolutamente stato in grado finora di contrapporre un modello alternativo di partecipazione e consapevolezza politica reale. E se in questo internet ha per ora fallito, la ragione è anche da ricercare in chi, autoproclamandosi liberatori della Rete, ha finito col restare impantanato nelle stesse logiche asfissianti del passato.

 

 


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