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07/11/24 ore

Roma Capitale, nei campi nomadi col passato non si ... Tronca



L'interpretazione generalista del “piano nomadi” che si preannuncia in base al Documento unico di programmazione 2016-2018 approvato da Roma Capitale, sotto l'egida del commissario Francesco Paolo Tronca, appare incomprensibile. I quotidiani parlano di superamento dei campi Rom, e di una fase transitoria in cui le condizioni di tali strutture saranno rese più vivibili. Le frasi citate dal Documento (ed estrapolate dal contesto) sono le seguenti: un "superamento dei campi rom per dare la possibilità a coloro che vogliono vivere nella legalità, di intraprendere altre soluzioni abitative";  "nella fase transitoria si prevede, comunque, la pubblicazione di un bando per la gestione sociale dei villaggi al fine di migliorarne la progettualità di integrazione".

 

Messa così, sembra una buona notizia, ma dal Documento emergono invece ben altre contraddizioni se si pensa alla necessità di rottura con il sistema che ha reso possibile quella che viene definita “Mafia Capitale”. Quando poi si posa la lente d'ingrandimento sul modo in cui il Comune intende gestire i campi nomadi dopo lo scandalo, anziché diminuire le perplessità aumentano. Occorre qui una breve premessa: ricordiamo innanzitutto che, a marzo del 2012, l'Unione Europea ha ratificato una “Strategia nazionale d'inclusione per Rom, Sinti e Caminanti” approvata dal governo Monti nel mese precedente, in attuazione della Comunicazione n. 173 del 2011.

 

Tale Strategia è un piano articolato e difficile da sintetizzare, ma qui vale la pena sottolineare l'ampio quadro di finanziamenti europei che sono stati messi a disposizione dell'Italia, mai utilizzati, mentre Roma era impegnata a spendere il denaro comunale, per un flusso pari a circa 20 milioni di euro l'anno, nei modi e negli esiti assurti all'onore delle cronache grazie al succitato scandalo internazionale. Per poter accedere ai fondi strutturali, le amministrazioni locali avrebbero dovuto aprire dei Tavoli istituzionali, con la partecipazione delle componenti previste dal progetto, per elaborare i percorsi di trasparenza compatibili con il documento.

 

In seguito all'inchiesta della Procura, è passata l'informazione che l'assessorato alle politiche sociali della giunta Marino sia rimasto con le mani in mano, ma non è così. L'ex assessore Francesca Danese, infatti, lavorava sottotraccia con i suoi collaboratori per elaborare una delibera conforme a quanto previsto dalle direttive europee. La decisione di non trasmettere all'opinione pubblica questi lavori in corso rientra nelle scelte di comunicazione del Campidoglio e nelle prerogative dell'assessorato, tuttavia ha generato un'impressione errata.

 

Due giorni prima della caduta della giunta Marino era pronta una bozza di deliberazione assolutamente in regola, benché non esente da difetti, con i percorsi previsti dalla Strategia, tramite la quale sarebbe stato possibile permettere alla Capitale d'iniziare finalmente a procedere verso un superamento dei campi nomadi mediante il ricorso ai fondi strutturali nel rispetto delle linee-guida. Ciò avrebbe concesso ai cittadini romani di tagliare finalmente i ponti col passato, per quanto riguarda sia il degrado rappresentato dai “villaggi della solidarietà”, sia l'immenso esborso di fondi comunali che aveva caratterizzato le precedenti gestioni.

 

Per far rientrare quindi la città nella trasparenza, nella legalità e nel quadro normativo europeo sarebbe bastato andare dritti per quella strada indicata. Eppure di questo nel Documento non c'è traccia, benché l'Associazione Nazione Rom avesse richiesto allo stesso Tronca un incontro urgente, con protocollo consegnato tra il 5 e il 6 novembre, proprio per discutere l'approvazione della delibera.

 

Nell'ambito degli obiettivi del Dipartimento progetti di sviluppo e finanziamenti europei si parla in modo vago di progetti per l'inclusione della popolazione Rom, Sinti e Caminanti, che però non sono specificati e sono anzi in aperta contraddizione con altri passaggi del testo. Si parla poi di un obbligo d'investimento per l'attuazione della suddetta Strategia, benché tramite la delibera voluta dalla Danese sarebbe stato possibile finalmente aprire il Tavolo istituzionale e procedere verso i finanziamenti europei, con un piano già approvato e definito, senza necessità di ricorrere ulteriormente a ingenti somme comunali.

 

Il Comune fa invece riferimento a una nuova strategia di superamento dei campi, senza però specificare quale sia. Pur ammettendo che “la 'Strategia Nazionale d’inclusione dei Rom, Sinti e Caminanti 2012-2020' prevede, in particolare, la formazione di 'Tavoli regionali/locali'”, il Documento, anziché chiamare in causa la bozza di deliberazione volta all'istituzione del Tavolo, riesuma una Memoria della Giunta capitolina risalente al 27 gennaio 2013, ovvero un anno prima dello scandalo. Questa Memoria non sembra aver lasciato propriamente il segno, se si considera che nel solo 2013 il Comune di Roma spese oltre 24 milioni di euro per la gestione dei villaggi, con le modalità descritte dagli inquirenti nell'ambito della “Operazione mondo di mezzo”.

 

Se il problema era proprio l'eccessivo dispendio di fondi pubblici nel terzo settore, il Documento di Tronca prevede né più né meno che “il più ampio coinvolgimento degli organismi del terzo settore presenti nel territorio cittadino”. Segue qui la frase diffusa dai media: “Nella fase transitoria si prevede, comunque, la pubblicazione di un bando per la gestione sociale dei Villaggi al fine di migliorarne la progettualità di integrazione”.

 

Quindi, sostanzialmente, tutto ritorna come prima. Il ruolo dell'associazionismo assistenzialista rimane invariato; la precisazione relativa alla transitorietà della fase in cui i campi nomadi saranno di fatto nelle mani delle associazioni, tramite apposito bando di gestione, non cambia alcunché, se si considera che fin dai tempi di Veltroni il concetto dei villaggi nelle mani delle cooperative era propagandato come transitorio: così si è fatto poi nelle giunte successive, e i campi nomadi stanno ancora là, con gli esiti che sappiamo.

 

Altrettanto invariato rimane il trasporto riservato scolastico, una delle voci di spesa più controverse nei chilometrici conti presentati ai cittadini dalle giunte passate. Anzi, ricollegandosi direttamente al progetto avviato negli anni '90, ovvero quello che ha suscitato le aspre polemiche riguardo ai miserabili livelli di scolarizzazione della minoranza comparati all'immenso esborso, il Documento, pur proclamando tali iniziative in attuazione della Strategia, ritiene fin d'ora “indispensabile l’assegnazione al Progetto, per l’anno 2016, di fondi pari a € 2.212.704,00 annuali, utili a garantire il diritto allo studio e le azioni ad esso connesse, a circa 2000 utenti in età scolare; tali azioni che potranno essere implementate anche grazie alla destinazione di fondi europei”.

 

Prima ancora di sapere come si svolgeranno questi innovativi progetti di scolarizzazione, sappiamo già che costeranno 1.106,352 euro annui ad alunno: e si annuncia una nuova procedura di gara. Parimenti si accenna alla destinazione di fondi europei, che senza l'apertura dei Tavoli in maniera conforme alle linee-guida della Strategia non saranno mai assegnati. Insomma, tanti giri di parole per dire che, alla fine della fiera, saranno come al solito le associazioni e la polizia municipale a regolare l'esistenza dei Rom nella Capitale, com'è sempre stato.

 

Scorrendo attentamente il Documento, infatti, si vede come i Rom diventino “nomadi” non appena si analizzano le prerogative del Corpo di polizia municipale, fra cui figurano il “monitoraggio e censimento dei nomadi e degli insediamenti abusivi”. Dispiace per l'ottimo lavoro della Danese, che non vedrà mai la luce. Ma in questa città alcune cose non cambiano mai. Per anni è stato un certo tipo di cooperativismo a fare la parte del leone nella distribuzione della enorme torta pubblica sulla pelle dei Rom, mentre questi erano sottoposti a sgomberi forzati e ad azioni violente compiute dalle forze dell'ordine, ampiamente documentate.

 

Oggi è lecito aspettarsi che la situazione resti esattamente quella che è. La Strategia, la Procura, gli scandali: tutto passa. Sembra quasi di sentire i protagonisti della cosiddetta “Mafia Capitale” agli arresti dire amaramente: “Noi fummo i gattopardi, i leoni. Chi ci sostituirà saranno gli sciacalli, le iene. E tutti quanti, gattopardi, leoni, sciacalli e pecore, continueremo a crederci il sale della terra”.

 

Gianni Carbotti e Camillo Maffia

 

 


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