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23/11/24 ore

M5S/PD, la patetica conta di Matteo Orfini


  • Antonio Marulo

"Fare il calcolo dei voti non è semplicissimo per la presenza di tante liste civiche, ma quello che è certo è che rispetto al 2013 il M5s perde mentre il centrosinistra cresce. La Lega scompare, Sinistra Italiana ha un risultato deludente (parole di Fassina, non mie). Questo è il quadro oggettivo, il resto è (legittima) propaganda". A 48 ore dal voto Matteo Orfini snocciola i dati dell’Istituto Cattaneo per sottolineare la “testardaggine” dei numeri di cui tenere conto “ se vogliamo analizzare la tornata elettorale: “al voto andavano 24 comuni capoluogo. Il Pd ne ha vinti al primo turno 3 e arriva al ballottaggio in 17. Sono 4 quelli in cui siamo rimasti fuori. Il Movimento 5 Stelle in 6 non è nemmeno riuscito a presentarsi, in 15 rimane fuori dal ballottaggio. Su 24 comuni capoluogo va al ballottaggio solo in 3: a Roma, Torino e Carbonia".

 

Per certi aspetti, il giochino ricorderà ai meno giovani le mitiche schermate elettorali della Doxa, che offrivano, divisi per colonne, il confronto partito per partito coi i voti ottenuti rispettivamente alle precedenti elezioni politiche, europee, regionali, comunali, di quartiere e casomai anche condominiali…. Nella tv della prima repubblica la cosa sembrava fatta apposta per dare la possibilità a ciascun esponente politico che si alternava ai microfoni della Rai di poter strumentalmente scegliere lo zerovirgola di differenza ad hoc che avvalorasse la tesi vincente, alla peggio non perdente.

 

Oggi, con sistemi elettorali ibridi e confusi, è più complesso e meno immediato mescolare le carte a piacere, eppure la tentazione resta forte. Matteo Orfini, non a caso con le physique du rôle da ancien régime, lo conferma con risultati poco convincenti, nel tentativo di rispondere ai trionfalismi grillini.

 

I voti infatti – parafrasando il noto motto dei “salotti buoni” – non si contano, ma si pesano. Più che mai con sistemi elettorali non proporzionali (e in tempi di Italicum Orfini dovrebbe saperlo), ciò che vale è il risultato che, in attesa di smentite o conferme dai ballottaggi, registra l’inconfutabile ascesa delle creature di Casaleggio. La cosa non va minimizzata o liquidata attraverso confronti impropri e forzati, soprattutto perché si tratta di un successo ottenuto, nonostante tutte le deficienze del MoVimento, non per meriti propri ma per demeriti altrui. In primis del Pd che, se vuole provare a uscire dalla crisi facendo tesoro degli errori, deve tanto per cominciare evitare di cadere in analisi post voto oscillanti fra il patetico e il ridicolo.

 

 


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