Come nelle migliori tradizioni, il casus belli è solo apparentemente marginale. Serviva il pretesto per formalizzare la crisi già in atto del patto a quattro sulla legge elettorale. Detto-fatto: con modalità che risulta difficile derubricare come casuali; a partire dal voto segreto che si palesa per un provvidenziale guasto tecnico, svelando i franchi tiratori su un emendamento alle modalità di voto in Trentino Alto Adige, che viene così approvato inopinatamente. La foto del voto segreto, inequivocabilmente, certifica il sì compatto dei 5 stelle con l'aggiunta di altri battitori liberi sparsi fra i banchi dell'eterogenea maggioranza.
Tanto è bastato per far dire al relatore della riforma, Emanuele Fiano, che “la legge elettorale è morta”. L'assassino sarebbe chi nelle ultime 48 ore aveva già dimostrato qualche difficoltà a tenere dritta la barra. Il capogruppo del Pd Rosato non ha usato mezzi termini: «Oggi il M5S ha dimostrato che la sua parola – (con la quale in commissione aveva bocciato l'emendamento in questione ndr) - non vale nulla».
Il grillino Toninelli - rimandando le accuse di quanto accaduto al mittente - ha invece rivendicato la bontà del cambio di direzione a favore della modifica incriminata: «Pd e maggioranza non pensino neanche lontanamente di dare la responsabilità al M5S, hanno oltre 300 deputati, se c’è qualcuno responsabile sono loro. E quest’emendamento è un emendamento di giustizia».
La seduta parlamentare, su richiesta del Pd, è stata poi sospesa. Il patto scricchiola. Anzi, si è palesemente rotto.
To be continued...
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