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27/07/24 ore

Un decreto "salva suolo" per frenare la cementificazione


  • Andrea Spinelli Barrile

Nell'ottica di tutelare e valorizzare il patrimonio agricolo italiano, nonché per perseguire uno sviluppo equilibrato sia delle aree urbane che di quelle rurali, contenendo il consumo di suolo, il presidente del Consiglio Mario Monti e il ministro delle Politiche Agricole Mario Catania hanno presentato un Ddl in materia, approvato in via preliminare in Consiglio dei ministri.

 

Come sottolineato proprio da Monti, “negli ultimi 40 anni è stata cementificata un'area pari all'estensione di Lombardia, Liguria ed Emilia Romagna: un fenomeno di proporzioni sempre più preoccupanti”.

 

Gli effetti della cementificazione selvaggia, che ha visto proprio nel cemento l'unico motore economico di sviluppo dagli anni del boom economico (c'è chi è diventato presidente del Consiglio edificando intere cittadine alla periferia di Milano), sono visibili ogniqualvolta si verifica un evento fuori dalla normalità: il terremoto de L'Aquila, l'alluvione a Messina, il disastro di Sarno, sono solo alcuni dei più clamorosi eventi catastrofici degli ultimi anni. Catastrofi che si sarebbero potute evitare con una gestione meno scriteriata del territorio.

 

I dati sono effettivamente inquietanti: ogni giorno vengono cementificati 100 ettari di superficie libera, dal 1956 il territorio nazionale edificato è aumentato del 166%. Oltre ad aver distrutto, in molte zone del Paese, importanti patrimoni paesaggistici (ciò che potrebbe succedere a Villa Adriana che, dopo il rischio discarica, vive oggi il rischio cemento) e produttivi, la cementificazione ha impoverito il suolo stesso, contribuendo a rendere lo Stivale tutto un paese ad alto rischio idrogeologico: in Italia la superficie utile destinata a terreno agricolo è passata “da 18 a 13 milioni di ettari” ha precisato Monti.

 

I punti principali del Ddl sono 7: si identificano come “terreni agricoli” tutti quelli che hanno destinazione agricola (sulla base degli strumenti urbanistici in vigore) e viene introdotto un meccanismo di identificazione anche dell'estensione massima di terreni agricoli identificabili (la cui destinazione d'uso può quindi essere modificata); lo scopo è garantire uno sviluppo dell'assetto territoriale garantendo “l'equilibrio tra i terreni agricoli e le zone edificate o edificabili ponendo limiti al consumo di suolo e stimolando il riutilizzo delle zone già urbanizzate” ha spiegato ancora Monti.

 

Il Ddl vuole incentivare il recupero del patrimonio edilizio rurale per favorire l'attività di manutenzione, ristrutturazione e restauro degli edifici esistenti e si abrogano numerose norme al fine di disincentivare l'attività edificatoria sul territorio.


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