In certe occasioni c'è davvero bisogno di una bella faccia tosta. E negare l'evidenza come se nulla fosse diventa arte sopraffina. A loro, maestri in tal senso, è bastata solo qualche ora di silenzio stampa, giusto per concordare la risibile versione da offrire all'opinione pubblica, nella consapevolezza che tutto gli è ormai concesso.
Il consenso ottenuto è infatti il frutto di scelte elettorali che prescindono dalle incapacità, dalle incoerenze, dalle contraddizioni, dalle ipocrisie, dagli equivoci e dalle finzioni che li attraversano. Lo dimostra il caso emblematico - che vale per tutti - dell'onorevole Cecconi, coinvolto nella rimborsopoli grillina, ripudiato dal partito, ma comunque votato in massa, nonostante ci fosse a sfidarlo nel suo collegio marchigiano Minniti, il ministro meno inviso del Pd a un elettorato sensibile sul tema immigrazione/sicurezza.
Pertanto, nessuna meraviglia se anche la storia del "programma votato per finta", denunciato dal Foglio, ha avuto la sua giustificazione di comodo, prima di passare in cavalleria. A chi può infatti importare più di tanto il destino di un programma farlocco, approvato e vidimato sulla piattaforma Rousseau? Di certo non a chi è salito sul carro del vincitore dopo il 4 marzo. Tanto meno a quei media che da mesi tirano la volata a Luigi Di Maio. Figuriamoci poi a Marco Travaglio...
Forse saranno un po' infastiditi - ma nemmeno più di tanto, in perfetta conformità alle logiche settarie di taluni movimenti - quelli che in buona fede hanno partecipato al rito sul sacro blog, approvando una versione, a quanto si dice, “provvisoria” del Programma di governo.
L'indulgenza generalizzata – non solo della cosiddetta base rivoluzionaria – sta prendendo quindi il sopravvento. Anche se la questione riguarda un caposaldo su cui i grillini hanno formato e costruito il successo, rivendicando la propria diversità.
Mentre da quasi 50 giorni si assiste al noioso rimpallo di dichiarazioni ripetitive su governi e alleanze improbabili ma possibili, nel teatrino politico della cosiddetta terza repubblica la vicenda è stata al massimo spunto per ricamarci un po' su con ironia, come fa oggi Mattia Feltri su 'La Stampa'. Per il resto, la “democrazia diretta” dalla Casaleggio Associati, il senso e la forma che se ne dà, unita alla presa in giro collettiva sul Programma per l'Italia, scritto dagli italiani, continuano, come tante altre cose, a lasciare il tempo che trovano.
Le domande, i dubbi, le perplessità... sono per contro sempre di meno. Al massimo di facciata. Anche dopo l'allarmante 32 percento.
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