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11/10/24 ore

Cottarelli, il governo della sfiducia



Luigi Di Maio qualche giorno fa disse che «sui ministri non c’è nessuna discussione in atto perché i ministri li sceglie il presidente della Repubblica...».

 

Bene, la discussione c'è stata, eccome, come per altro era a tutti evidente; poi, si può condividerlo o meno nel merito, Mattarella ha “scelto” su Paolo Savona e lo ha fatto - a quanto pare - nel rispetto delle prerogative. A questo punto Di Maio, come spesso gli capita, ha rimosso quanto affermato, caldeggiando l'idea geniale di Giorgia Meloni sulla messa in stato d'accusa del capo dello Stato, più volgarmente detta impeachment.

 

L'esempio, uno dei tanti, fotografa lo stato dell'arte di questa infinita e impazzita campagna elettorale, in cui tutto e il contrario di tutto viene detto e fatto, e la realtà è l'insieme contraddittorio di opinioni modificabili a gentile richiesta... Così, per restare agli avvenimenti più recenti, ci è stato detto anche che il premier tecnico non è tecnico ma politico, anzi il più politico della storia, che l'allenza M5S-Lega non è un'alleanza, che il centro-destra è comunque unito nonostante le apparenze, tanto è vero che Salvini è stato chiaro: se Berlusconi vota il governo Cottarelli, “salta l'alleanza”.

 

Di balla in balla si procede dunque a tappe forzate verso l'apoteosi della propaganda che ci accompagnerà a nuove elezioni. Riecheggiano da ieri sera già i mantra sulla volontà popolare non rispettata, sul governo voluto dagli italiani e fatto fuori da Mattarella, noncuranti del fatto che gli elettori tutto hanno scelto il 4 marzo tranne che un governo Salvini-Di Maio.

 

In questo quadro incendiario, il governo Cottarelli, che con ogni probabilità si appresta a ricevere la sfiducia, offrirà ulteriori argomenti ai protagonisti assoluti di questi 80 giorni di sceneggiata. Nell'idea originaria del Quirinale doveva essere un governo di tregua, non di parte, che traghettasse il paese alle nuove elezioni.

 

L'evoluzione della crisi, con l'intermezzo Conte, ci porta invece a un Esecutivo che agli occhi grillo-leghisti sarà tutt'altro che neutrale. Lo sarà a maggior ragione per le posizioni su euro e politica di bilancio più volte espresse dal presidente incaricato, che nelle ultime settimane non ha nascosto forti preoccupazioni, evocando il rischio Argentina nel caso si fossero concretizzati i propositi velleitari di M5S e Lega. (red.)

 

 


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