“Oggi le cose che si diceva che non si potevano fare sono state fatte”, ha detto Luigi Di Maio con enfasi, annunciando il Decreto dignità. Qualcuno quindi avrà subito pensato al reddito di cittadinanza, o magari all'abolizione delle legge Fornero, per non parlare della pace fiscale (l'ennesimo condono) e la Flat tax. Niente di tutto questo, ovviamente.
Il primo topolino partorito dalla montagna giallo-verde interviene piuttosto su alcuni temi cari ai 5 Stelle e lo fa più che altro a costo zero.
Di Maio si è detto molto emezionato, ma non ha voluto “enfatizzare troppo”. Ha solo parlato sobriamente di “Waterloo del precariato”. Questo grazie alle norme sui contratti a termine che piacciono tanto alla Cgil, molto poco o per nulla a industriali, imprese e artigiani.
Nella prima giornata di vanagloria del Ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, il mattatore di questi mesi, Matteo Salvini, si è tenuto opportunamente alla larga. Ha preferito abbracciare la gente del Palio di una Siena non più rossa e non ha preso parte al Consiglio dei ministri che licenziava un provvedimento non proprio in sintonia con l'elettorato leghista.
Si conferma così la scelta bifronte di procede su due linee parallele solo in apparenza convergenti. Per ora, complice il fumo dei migranti negli occhi, la cosa ha dato i suoi frutti. Ma ben presto i nodi verranno al pettine e il Governo dovrà misurarsi, per evidenti interessi in conflitto, con un altro precariato: il proprio! (red.)
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