Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

22/11/24 ore

Campagna referendaria squilibrata, col contributo finale del neo-presidente della Corte costituzionale


  • Luigi O. Rintallo

Eletto Presidente della Corte Costituzionale il 16 settembre, a tre mesi dal pensionamento, Mario R. Morelli ha dichiarato ai giornalisti: "Il taglio degli eletti è una riforma che incide sulla Costituzione in maniera relativa e va completata con provvedimenti che con sequenza diacronica devono seguire”. Le sue parole non sono che uno dei tanti episodi di una campagna referendaria all’insegna delle forzature, delle manipolazioni sia dialettiche che sostanziali, contraddistinta da pre-giudizio e tesa a confondere piuttosto che informare compiutamente e correttamente.

 

Anche il neo-presidente della Consulta vi contribuisce, perché invece di astenersi dall’intervenire negli ultimi giorni prima del voto, non trova di meglio che dare per scontata una legge che può benissimo essere abolita dal voto del 20-21 settembre e, non contento di ciò, detta pure i compiti che dovrà fare il parlamento.

 

In pratica schiera l’organo, che guida temporaneamente, sulla linea del partito di Zingaretti e lo fa senza minimamente preoccuparsi dell’opportunità o meno, trascurando beatamente di non avere alcuna delega a fare tutto ciò. In pratica conferma quella che Bernd Rüthers ha definito la “rivoluzione clandestina” dell’ordine giudiziario, con la quale lo Stato di diritto tende a essere sostituito dallo Stato dei giudici.

 

La supplenza delle toghe certificata ai più alti livelli: non paghi di aver amputato gli ambiti di svolgimento dei referendum abrogativi, ora fissano anche l’agenda legislativa e la indirizzano in un senso prestabilito a prescindere dalla relazione con la volontà espressa in democrazia.

 

In fondo, anche per questo è importante votare NO al prossimo referendum sulla legge di riduzione dei parlamentari, che nasconde – nemmeno tanto velatamente – la finalità ultima di puntare a soprassedere dalla sovranità popolare, giudicata evidentemente d’ostacolo ad altre mire inconfessabili.

 

La riduzione e marginalizzazione del Parlamento è un punto di passaggio essenziale in questo processo e a chi ne vuole fermare l’avanzamento degenerativo non resta che opporsi alla legge voluta dal Movimento 5 Stelle, prestandosi – coscientemente o meno – alla demagogia anti-politica funzionale al disegno di potere delle oligarchie espressione di interessi in conflitto con quelli del Paese intero.

 

Hanno fatto di tutto per falsare i termini della posta in gioco: hanno tirato fuori dal cilindro dell’INPS la riscossione dei sussidi anti-covid da parte di alcuni eletti; hanno sovrapposto le ragioni a difesa della sovranità democratica coi volti dei politicanti di lungo corso (ancora venerdì il TG1 al giovane Luigi Di Maio non aveva altri da opporre che i deputati di pluri-legislature come Pier Ferdinando Casini e Maurizio Lupi); hanno distratto e disorientato i cittadini preannunciando stagioni di grandi riforme imminenti, mentre in realtà stanno solo per sfornare l’ennesima “legge truffa” elettorale con cui assicurare una ingovernabilità permanente, così tanto utile ai potentati e ai condizionamenti esteri sulle sorti dell’Italia.

 

Se vogliamo scampare alle loro insidie, è bene vergare senza esitazione una croce sul NO. A quel punto, per i cartari imbroglioni non resterà che smontare frettolosamente il loro tavolo e allontanarsi con le loro tre carte truccate.

 

 


Aggiungi commento