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23/12/24 ore

Giustizia: per la Rai sono referendum del 2020!!!


  • Giuseppe Rippa

É vero, un refuso può capitare a tutti e senza nessuna intenzione malevola. Resta però un fatto che descrive una predisposizione. L’ente pubblico televisivo, la Rai, (seguito a ruota dalle reti Tv private) ha decretato il suo ostracismo ai referendum sulla giustizia, in linea con il suo modello di comunicazione che si propone da sempre quello di formare le tesi e di non informare sulle diverse opinioni. 

 

Sulla scadenza del 12 giugno è necessario che i cittadini non sappiano nulla, anzi, che sappiano in modo confuso, senza dibattiti, con gelida e scheletrica rappresentazione. Il regime (quello formatosi con la partitocrazia e oggi grumo di corporazioni di potere senza neanche più il sia pur oppressivo sistema dei partiti che erano tutt’altro che l’associazionismo politico descritto dalla Costituzione) detta questo.

 

Ecco come in una delle soporifere e depistanti tribune referendarie trasmesse dalla Rai, negli orari più improbabili per l’ascolto, il sia pur involontario refuso diventa un segno accidentale di un modo di realizzare una informazione predisposta per assicurare che i cittadini non vadano a votare. Il modo ritenuto più efficace per far si che il quorum non si realizzi e vanificare i referendum.

 

Quella che un tempo era la segreteria politica del regime e ora terminale per tutte le corporazioni del sistema, appunto la televisione pubblica di viale Mazzini, si muove per mettere fuori strada e senza un minimo di decenza anche formale, i cittadini e realizzare una strategia drammaticamente sciatta e antidemocratica.

 


 

Alle 18,50 su Rai2 (26 maggio), è andata in onda una tribuna referendaria che porta chiaramente in alto la didascalia “Referendum 2020”! Bisogna capirli, annoiati e infastiditi gli addetti hanno - con molte probabilità in modo involontario, lo abbiamo detto - sbagliato la data. A ben guardare un qualcosa di accidentale, ma possibile, se non rivelasse come l’ordine sia quello di prestare il minimo di attenzione anche nelle trasmissioni predisposte per far vedere di rispettare i compiti previsti.

 

In fondo queste tribune referendarie sono l’espressione della democrazia fittizia, mentre partiti (o cosiddetti tali), i loro presunti leader scappano e cercano di raggiungere l’obiettivo di far fallire i referendum.  “… Diciamo la verità, anche adesso che i gruppi dirigenti fanno finta di occuparsene, è chiaro che la soluzione più comoda per molti, soprattutto Pd e FdI, è il fallimento dei referendum… - scrive Marcello Sorgi su La Stampa -… e basterebbe, forse, che partiti come Pd e Fratelli d'Italia si impegnassero di più negli ultimi giorni che precedono  il voto, per far sì che la fatidica soglia (il quorum) sia raggiunta… Perché allora Letta e Meloni hanno deciso di adoperare il silenziatore e non si impegneranno neppure a ridosso del voto della campagna referendaria?… per Enrico e Giorgia, è l'imbarazzo di arrivare di fronte a una possibile vittoria dei «sì»… Meglio accucciarsi all'ombra dell'astensionismo, per una volta malattia da non curare…”.

 

La scelleratezza dei residui alogeni della classe politica (tutti si muovono nella stessa direzione di Letta e Meloni, per non parlare della frantumata armata Brancalone che non è un albergo di lusso ma una baraccopoli che si chiama 5Stelle), gioca la sua ottusa strategia di continuismo restaurato o di strumentalizzazione qualunquistica, cercando di toglier l’unico strumento che i cittadini hanno per cambiare le cose. 

 

 

I referendum sono l’avvio di un diverso modo di affrontare la crisi della giustizia e della stessa politica che proprio il  Capo dello Stato, nel messaggio al Parlamento nel giorno del giuramento per il suo reincarico al Quirinale, aveva evidenziato “… un profondo processo riformatore deve interessare il versante della giustizia … superando le logiche di appartenenza che, per dettato costituzionale, devono restare estranee all’Ordine giudiziario… il presidio della magistratura risiede nella coscienza dei cittadini: questo sentimento è fortemente indebolito e va ritrovato con urgenza…”.

 

Ma di fronte al fatto che le riforme non giungono a compimento e la crisi della giustizia continua a travolgere il vivere civile, ora si tace e nel frattempo, in modo trasandato, si fa finta di informare ma in realtà si lavora per non far conoscere… Il possibile refuso è il sintomo di una malattia profonda: la mancanza dello Stato di diritto…

 

 


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