Non era facile, usando poco meno di venti parole, dimostrare come il giornalismo italiano non sia molto diverso da quello di un secolo fa, uso ad accucciarsi ai piedi del regime com’era al tempo di Ojetti Ugo appellato da Maccari “sor Ugo senza sugo”.
E non era nemmeno facile condensare in due righe la sua repulsione verso la partecipazione del popolo alla democrazia, considerata evidentemente un fastidioso accidente da scongiurare per lasciar campo libero a immaginarie élites di ottimati…
Ebbene ci è riuscito Massimo Giannini nel suo editoriale de «La Stampa», mentre si dedica a demolire il già non ben in arnese Matteo Salvini, quando ha scritto: “A pochi giorni da una disastrosa miccia referendaria che lui stesso ha voluto e ora non sa disinnescare…”.
Un sintagma davvero da incorniciare. Dal quale apprendiamo quanto segue:
1 - i referendum sono paragonabili a un atto terroristico e non sono uno dei principali mezzi istituzionali per l’esercizio della democrazia;
2 - rappresentano addirittura una “miccia” esplosiva, al pari di una bomba di stampo mafioso;
3 - in quanto pericolosi richiedono di essere “disinnescati”;
4 - ad essere “disastrosi” sono i referendum e non la giustizia italiana, negata dalla faziosità e dal pregiudizio con i quali è oggi amministrata in Italia.
Ovviamente non manca nemmeno l’immancabile tributo a dis-informare il lettore, facendogli credere che a volere i referendum è stato il leader della Lega, anziché il Partito Radicale che li ha promossi sulla scia di una storica battaglia per realizzare lo Stato di diritto seguendo la lezione di Marco Pannella.
(fotogramma da La7)
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