“Vittoria larga in Emilia Romagna, ribaltata l'Umbria dove governava il centrodestra. Il girone di ritorno della legislatura, che comincia il prossimo anno con sei elezioni regionali, Campania, Veneto, Toscana, Puglia, Marche e Valle d’Aosta, si annuncia però anche più difficile per l’opposizione…”. Così Antonio Polito sul Corriere della Sera esplicita la sostanza ultima del quadro politico italiano.
Di volta in volta si passa da una elezione nazionale, regionale, comunale con un ritmo di continuità che diventa l’unico parametro entro cui si consuma la politica e il dibattito politico che è saturo di invettive, scontri tra partiti e nei partiti che allontana sempre più la politica dall’interesse dei cittadini e delle loro domanda politiche.
“Politica senza idee” scrivevamo su un numero recente di "Quaderni Radicali"… Lo sviluppo degenerativo partitocratico e occupatore dei partiti (oggi ancora presente, dopo la loro eclisse, nella forma leaderistica e corporativa, che sono il frutto velenoso di quella che si può definire la partitocrazia senza partiti) ha fatto fuori la centralità della politica e quello che era qualcosa di più che un’area ma un metodo, un processo antropologico ed etico che aveva nella cultura del gradualismo delle riforme, nella verità dei linguaggi e della cultura della mediazione il profilo della ricerca di punti di equilibrio e di governabilità dei processi in senso democratico…”.
La recente tornata elettorale è stata ancora una volta caratterizzata da una tendenza sempre più in crescita: l’astensionismo. Nessuno ha voglia di “… gettar luce sulle cause e le conseguenze di una tendenza sempre più preoccupante per la salute delle democrazie consolidate – segnatamente, di quella italiana. Sebbene la ricerca sul tema sia stata finora appannaggio pressoché esclusivo dei politologi, o tutt’al più dei sociologi, gli autori compiono lo sforzo di leggere un fenomeno di natura socio-politica mediante categorie interpretative proprie della scienza giuridica, svolgendo dunque un lavoro originale nonché apprezzabile in termini di risultati…” - scrive Maria Giorgia Caraceni sul sito "Polidemos" commentando il libro di G. Delledonne, L. Gori, G. Martinico, F. Pacini (a cura di), Il peso dell’assente. Il fenomeno dell’astensionismo elettorale in Italia, Rubbettino Editore.
Vengono al pettine i nodi mai risolti di assenza di una qualunque vera azione riformatrice. Come si è arrivati a questo stato delle cose? Qualche intellettuale meno omologato mette in evidenza come il quadro sociale, economico del Paese è di fatto deformato.
Non si intravede nessuna nuova progettualità; i tentativi di tenere insieme legami comunitari, sia pure nella diversità, non hanno nessuna credibilità, il conflitto resta profondo e le polemiche che vengono iniettate sono strumentali, inconcludenti e prive di ogni intelligenza delle cose (si pensi alle polemiche di una credibile valorizzazione del merito, il poco attendibile egualitarismo della scuola e dell’università, che hanno contribuito rendere impossibile la formazione di classi dirigenti - senza discriminazione di ceto e di classe - in grado di consentire di essere in contatto con quella parte del mondo del sapere).
Dal voto in due regioni e poco prima dal voto in Liguria vengono segnali completamente trascurati dalla cosiddetta classe politica e istituzionale.
La società italiana resta una società non partecipante ovvero una società che vorrebbe partecipare ma è intrappolata dentro una schema in cui la domanda di partecipazione non trova sbocchi di reale partecipazione.
Si è inseguito per anni la logica di una partecipazione fittizia preferendo una mobilitazione dall’alto spingendo al mero sostegno a linee politiche e parole d’ordine che hanno allontanato una possibilità concreta dei cittadini di partecipare al processo delle decisioni, che ora si manifesta con un sempre più diffuso sentimento di distacco, appunto l’astensionismo.
Lo sfarinamento della politica coincide con lo scaricamento del Paese, sempre più indifferente a disastrose politiche sterili.
Sorge allora la domanda, dove pensa di andare l’Italia?
Di questi temi discute Francesco Sisci, giornalista, analista politico, sinologo, discute con Giuseppe Rippa direttore di Quaderni Radicali e Agenzia Radicale…
(Agenzia Radicale Video)
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