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16/04/24 ore

Primarie, il ruolo degli "esperti" nel vago programma di Renzi


  • Antonio Marulo

Dopo aver ascoltato per l’ennesima volta la battuta di Renzi che “non deve portare la giustificazione”, a qualcuno potrebbe anche venire il dubbio che, gratta gratta, il rottamatore abbia esaurito le munizioni a sua disposizione e che si avvii stancamente verso un'onorevole sconfitta alle primarie del centrosinistra.

 

Questa sensazione si scorge francamente anche dando un’occhiata al forum a cui il sindaco di Firenze ha partecipato come ospite della redazione del "Fatto quotidiano". Per fortuna, pare che di giustificazioni da non dover presentare questa volta non si sia parlato. In compenso, per ¾ di intervista si sono toccati temi che oggettivamente, a furia di affrontarli nell’estenuante giro mediatico delle sette chiese, cominciano ad aver il sapore del vino che diventa aceto.

 

Certo, il direttore Padellaro e la sua dotta redazione avrebbero potuto cogliere l’occasione per evitare le solite domande su cosa farà Renzi in caso di sconfitta alle primarie, sulla rottamazione della classe dirigente del Pd nel caso invece di vittoria,... e così via annoiando, per provare invece a sollecitare il candidato premier sulla sostanza, sui contenuti di un possibile programma di governo.

 

In proposito, solo spunti limitati sono stati forniti, contribuendo per giunta ad accrescere le perplessità sul reale profilo del nuovo che avanzerebbe con la rottamazione o presunta tale.

 

Alla domanda di Peter Gomez, per esempio, sulla proposta di depenalizzazione e legalizzazione delle droghe leggere per fini terapeutici e non solo, tornata prepotentemente alla ribalta con i referendum di martedì scorso negli Stati Uniti (che l’autore della domanda ha posto in modo improprio come spartiacque fra destra e sinistra), Matteo Renzi ha risposto che il “punto non è centrale” e che comunque “necessità di un approfondimento interpellando gli esperti …“.

 

Nell’attesa di ciò, almeno ci si sarebbe potuta aspettare minore vaghezza sugli aspetti più “centrali”, appunto. Purtroppo, quando sul finire del dibattito, fra una domanda e l’altra su temi tanto cari a un certo giornalismo inquisitorio e giustizialista, i redattori del Fatto hanno finalmente provato a carpire qualche idea sul programma economico, l’ex margheritino ha più o meno detto di “escludere l’eliminazione del pareggio di bilancio e il ricorso a una politica di lacrime e sangue” . Piuttosto, l’obiettivo è quello di “ridurre il debito pubblico attraverso una politica di dismissioni del patrimonio statale”. Non prima però di aver provveduto alla più che mai necessaria “riforma della burocrazia”.

 

Quanto al mercato del lavoro, Matteo Renzi punterebbe invece a una maggiore “flessibilità sia in entrata che in uscita, ma con la sicurezza…”. Il modo per farlo, ovvio, per ora non è dato sapere. Magari, anche per questo si attende ancora di interpellare gli “esperti”.

 

- Bersani-Renzi-Vendola, il balletto delle alleanze senza contenuti


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