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03/05/24 ore

Bonino, "tra Usa, Europa e Italia c'è amicizia"



di Paolo Conti

(dal Corriere della Sera)

 

Ministro Emma Bonino, lo scandalo Datagate sta alterando gli equilibri internazionali. L’idea che gli Stati Uniti possano spiare gli alleati occidentali ha scosso l’Unione Europea. Cosa pensa il responsabile della politica estera italiana?

 

«Ci siamo mossi immediatamente e abbiamo chiesto una verifica alle controparti americane. La vicenda, lo ammetto, è molto spinosa. E mi sembra evidente che siano necessari tutti i chiarimenti. Abbiamo ricevuto una nota in cui il responsabile dell’intelligence americana, James Clapper, ha promesso che gli Stati Uniti forniranno spiegazioni per via diplomatica all’Unione Europea e ai singoli Stati nell’ambito del dialogo fra esperti americani ed europei concordato fra il ministro Usa della Giustizia Eric Holder e la Commissione europea. Vediamo di capire. Aspettiamo risposte».

 

- Non la preoccupa la prospettiva che le rappresentanze diplomatiche in Usa siano «seguite» illegalmente?

 

«Lo ripeto. Aspettiamo. Ma siamo fiduciosi. Tra Stati Uniti, Italia, Europa c’è spirito di collaborazione e amicizia. Certo, spiarsi tra alleati non è carino (sorride): ma basta leggere qualsiasi spy story per capire che se ne sono sempre viste di tutti i colori...»

 

- La Germania parla di clima da guerra fredda. E il presidente Hollande ha chiesto l’immediata sospensione di ogni attività di intelligence. Lei che dice?

 

«Che questa vicenda ha i suoi aspetti ironici. Vedere la Russia, così "attenta" nel controllare capillarmente i propri cittadini, trasformarsi in paladina della libertà, fa sorridere. L'importante è che gli Usa forniscano tutte le spiegazioni per evitare il blocco delle trattative sull'area di libero scambio tra le due sponde».

 

- Sergio Romano, giorni fa, scriveva: l'Europa dimentica il Mediterraneo. Cosa risponde? Partiamo dall'Egitto.

 

«L'Italia e l'Europa sanno benissimo cosa avviene nel Mediterraneo. Ma nessun ministro degli Esteri ha la bacchetta magica. In quanto all'Egitto, sono stata lì a Pasqua quando era lontanissima l'ipotesi di un mio arrivo alla Farnesina. Pesano le riforme non fatte e il rinvio delle elezioni politiche che avrebbero potuto stemperare la tensione. Non ci sono soldi: non si riesce a firmare un accordo con il Fondo monetario. La preoccupazione è grande. Ma è uno di quei casi in cui la politica internazionale non può fare molto. La diplomazia non è onnipotente. Bisogna dirlo con realismo».

 

- Sempre nel Mediterraneo, c'è la Turchia. Anche lì la tensione continua ad essere altissima. La posizione italiana?

 

«Con la recente decisione del Consiglio europeo siamo riusciti a tenere la Turchia ancorata all'Europa. Nulla di scontato. Dopo le manifestazioni e la scomposta reazione delle autorità, la posizione di alcuni Stati membri era di chiudere la porta, mettendo l'Europa dalla parte sbagliata della Storia. Pericolo evitato, grazie anche all'attivismo diplomatico italiano».

 

- Ma tornando al Mediterraneo...

 

«C'è una convulsione gigantesca: uno scontro epocale tra sciiti e sunniti non per motivi religiosi ma geopolitici e geostrategici di posizionamento. Certo non è dall'esterno che purtroppo si possa riuscire a risolvere conflitti che riguardano anche interessi di potenze come Russia e Iran. Il mio approccio era e resta quello di tentare di accompagnare i processi cogliendo tutte le occasioni. Mantenendo una certa visione del mondo. Ma senza velleitarismi. Essere visionari è cosa diversa dall'essere, appunto, velleitari»...

 

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