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18/11/24 ore

Il Califfo e le paure di Mosca. Cecenia e Tagikistan



di Giovanna De Maio (da Affari Internazionali)

 

Il sedicente Stato Islamico avanza e fa paura, ma a preoccupare non sono solo i successi sul territorio. Il reclutamento dei foreign fighters rende l’Is un nemico dai contorni sempre più sfumati che arriva a lambire anche i confini di alcune aree delicate sotto il profilo politico e strategico.

 

È il caso di Cecenia e Tagikistan che hanno chiesto aiuto a Mosca trovando un interlocutore reattivo. Le preoccupazioni del Cremlino si riferiscono all’unità della Russia e alla sua proiezione nello spazio post-sovietico. Dopo l’Ucraina, evidentemente, Mosca non vuole perdere altri pezzi.

 

L’Islam in Russia

La storia dell’Islam in Russia è plurisecolare. Da Caterina la Grande ai bolscevichi, gli scontri avevano soltanto affievolito la resistenza. Difatti, all’indomani del crollo dell’Urss le tradizioni islamiche della periferia sud dell’impero sovietico sono tornate a farsi sentire.

 

Si stima che i musulmani rappresentino circa il 14% della popolazione russa attuale, una minoranza la cui presenza si avverte. Se solo una quindicina di anni fa sembrava impossibile, oggi alla Duma si è riaperto il dibattito sulla poligamia, probabilmente fomentato dalla notizia di cronaca del matrimonio di una ragazzina di 17 anni con un ufficiale ceceno di trent’anni più vecchio.

 

L’atteggiamento di Mosca verso l’Islam è sempre stato piuttosto tollerante, almeno a parole. L’unità del Paese, così come impostata dal presidente Vladimir Putin, non si basa sulla confessione religiosa, ma su fattori di coesione quali l’uso della lingua russa e l’interesse nazionale. Per questo motivo Mosca ha spesso chiuso gli occhi in Cecenia e in Dagestan sulla poligamia o sul divieto di vendere alcolici. L’obiettivo dichiarato è indebolire l’opposizione che accusa Mosca di reprimere la cultura islamica.

 

Cecenia, un esperimento non riuscito

Il tema della convivenza delle diverse confessioni islamiche è particolarmente sentito in Cecenia. Attraverso la persona di Ramzan Kadyrov, l’uomo del presidente Putin in Cecenia, Mosca ha lottato contro le correnti più radicalmente indipendentiste, fautrici dell’introduzione della sharia. I fatti, però, non permettono di definirlo un esperimento riuscito.

 

Kadyrov è un personaggio particolare, di recente finito sotto la lente dei media: prende parte a ben due film, un thriller di Hollywood e un documentario che lo riguarda.

 

Curiosamente, pochi giorni fa, l’ideatore del documentario, l’attivista di Open Russia Vladimir Kara-Murza, ha avuto un malore e ci sono buone probabilità che sia stato avvelenato. Il reportage di Murza racconta la corruzione dell’élite cecena e descrive Kadyrov come un leader irrazionale, incurante dello spreco dei fondi pubblici, oltre a indicare un presunto coinvolgimento di combattenti ceceni nel Donbas ucraino.

 

Le paure di Kadyrov sulla possibilità che giovani ceceni si uniscano all’Is non sembra infondata. Egli doveva essere il catalizzatore di un bilanciamento tra la lealtà a Mosca e le tradizioni islamiche. Tuttavia, proprio per il legame con Mosca non è riuscito a rappresentare che una parte della popolazione, allontanando brutalmente gli oppositori...

 

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