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18/11/24 ore

Unione dell’Energia a rischio. Berlino con Mosca contro Bruxelles



di Valeria Termini (da Affari Internazionali.it)

 

In questi giorni difficili e gravi per la tenuta dell’Unione europea (Ue), la fiducia tra i Paesi membri è cruciale per rimarginare le ferite, ricostruire un sentiero di coesione e avviare nuove tappe politiche nella crescita dell’Unione, senza le quali il progetto europeo rischia di implodere sotto la spinta di una frammentazione corrosiva.

 

La responsabilità maggiore cade sui governanti dei Paesi più forti, ai quali la storia chiederebbe oggi visione di lungo periodo e capacità di leadership.

 

Stride dunque particolarmente, insieme alle tragiche vicende greche, l’accordo bilaterale tra Germania e Russia, siglato giorni fa per la costruzione di un gasdotto che porti il gas russo direttamente in Germania, nonostante la rigida posizione tedesca sulle sanzioni nei confronti della Russia.

 

Raddoppierà la capacità di trasporto di Nord Stream a 110 bm3, a fronte del totale di esportazioni di gas russo in Europa di circa 150 bm3.

 

L’accordo elude le regole europee del Terzo Pacchetto Energia che avevano fatto cadere South Stream a inizio 2015. Allora aveva vinto il principio che in Europa il “divide et impera” non passa e South Stream era stato bloccato, secondo molti a detrimento economico di entrambe le parti, dopo i tentativi di Putin di negoziare bilateralmente con Bulgaria, Romania, Slovacchia, Ungheria per saltare l’Ucraina, indebolendo la Commissione e il Regolatore europeo.

 

È proprio questo il problema che l’accordo russo-tedesco elude oggi, con una furbizia politica da free rider, poiché prevede il collegamento diretto tra un Paese produttore esterno e un consumatore europeo, senza transiti.

 

Conseguenze negative

Di esso si percepiscono subito almeno tre conseguenze negative per l’Unione.

 

1) A pochi giorni dall’incontro trilaterale con Russia e Ucraina per mediare sulla vicenda energetica, l’accordo ha svuotato di contenuto negoziale la posizione della Commissione. In questa tela di Penelope della costruzione politica europea non sorprende, dunque, che l’incontro sia fallito al suo esordio.

 

2) L’accordo russo-tedesco mostra appieno che a fronte dell’armonizzazione delle regole, quasi completata, si pone una drammatica criticità: è difficile dare credito al decollo politico dell’Unione dell’Energia (Energy Union) se i capi di governo non si impegneranno sul tema, lasciando prevalere gli interessi nazionali del Paese più forte.

 

3) Infine una conseguenza politica ed economica seria per il lungo periodo, gravemente divisiva per le relazioni tra Paesi membri: torna al Nord, intorno al rapporto diretto tra Germania e Russia, il fulcro dell’approvvigionamento energetico dell’Unione, dopo che per mesi Commissione e Consiglio hanno propagandato un impegno convinto nei confronti del Mediterraneo e della diversificazione delle fonti, anche con gli alleati americani.

 

In un’ottica micro-economica si noti poi in un inciso che le imprese tedesche con le alleate nordiche sostituiranno l’assetto composito degli azionisti di South Stream e le imprese di costruzione del gasdotto.

 

Le imprese italiane ne soffrono, come altre, estromesse dal fronte coordinato dal governo tedesco con quello russo. I gasdotti meridionali, tra i quali l’allargamento di Tap e Tanap dall’Asia centrale, Itgi e altri progetti del Mediterraneo rischiano di diventare esuberanti…

 

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