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23/12/24 ore

Marijuana legale, nei “dispensari” di Denver dove il business è rinato



di Francesco Guerrera

(da lastampa.it)

 

La marijuana ha effetti imprevedibili. E non solo sulle persone. In Colorado - il bellissimo Stato delle montagne rocciose - la droga sta stimolando l’economia, creando una nuova industria e suscitando un dibattito sociale e culturale le cui conseguenze andranno ben al di là dei picchi che circondano Denver.

 

Ho sfidato la noia delle praterie del Kansas, guidando ore e ore tra campi di grano senza segni di vita umana per piombare in un Colorado che di vita ne ha da vendere. Volevo capire se un’economia può veramente essere aiutata da una mossa radicale contro il proibizionismo. Ed essere testimone di un esperimento che ha già ispirato altri Stati e che potrebbe portare a cambiamenti profondi nel modo in cui gli Usa trattano le droghe leggere.

 

La miccia di questa dinamite socio-economica fu accesa tre anni fa quando il Colorado, in un referendum, divenne il primo Stato degli Usa a legalizzare la marijuana per uso ricreativo, e non semplicemente medicinale, dal primo gennaio del 2014. Fu una decisione che fece scalpore a livello internazionale e provocò reazioni molto forti sia tra i fautori che tra gli avversari.

 

Persino il governatore del Colorado John Hicknelooper, un democratico, si oppose. «Se avessi avuto una bacchetta magica, avrei cancellato il risultato» e dichiarò: «Non è una buona idea», ammiccando alle zone rurali e conservatrici del suo Stato. Ma attivisti come Rachel Gillette, uno dei pochi avvocati che aiutano il nuovo settore, considerano la vittoria nel referendum solo un piccolo passo verso il Sacro Graal: la liberalizzazione della marijuana a livello federale, per tutti gli americani. «È inevitabile che un giorno questa sostanza verrà trattata come l’alcol o il tabacco», mi ha detto.

 

La tensione è comprensibile: la regolarizzazione di una sostanza stupefacente non è più una storia lontana, da raccontare dopo un viaggio in Olanda o una teoria da discutere dopo cena, ma una realtà che si può toccare, annusare, inalare. Dall’anno scorso, basta avere 21 anni per andare in uno dei tanti negozi del Colorado e comprare fino a un oncia di erba pura, di «sigarette» al vapore o di caramelle piene di marijuana. I «turisti del fumo» che hanno voglia di uno spinello devono solo prenotare l’aereo per Denver. E chi in Colorado ci vive, può persino coltivare le proprie piante, per quei giorni uggiosi quando proprio non ti va di andare al negozio.

 

Un mondo che è stato sempre nel buio, agli angoli delle strade, tra sguardi furtivi e fasci di banconote, è diventato parte dell’ economia ufficiale, con regole, tasse e punti vendita accanto a lavanderie, fast food e meccanici.

 

Dopo meno di due anni, i numeri sono incoraggianti per il Colorado e gli altri tre Stati, più il distretto federale di Washington, che lo hanno seguito nella liberalizzazione totale (24 Stati più il distretto di Washington hanno liberalizzato la marijuana per uso medico). L’industria della marijuana del Colorado ha avuto un fatturato diretto – senza contare i benefici del turismo, i ristoranti ecc., di circa 700 milioni di dollari nel 2014, stando alle stime ufficiali. L’anno prossimo dovrebbe superare il miliardo di dollari. Non è tantissimo quando si considera che il prodotto interno lordo dello Stato è circa 300 miliardi di dollari, ma le tasse sulla marijuana, che in certi casi arrivano fino al 40% e che vanno a costruire scuole e altri progetti sociali, hanno già portato circa 80 milioni nelle casse dello Stato. La statistica forse più interessante, perché dà un’idea della domanda per il prodotto, è che il numero di negozi è raddoppiato da 156 a più di 300 nello spazio di dodici mesi...

 

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