di Ermes Antonucci (da ilfoglio.it)
Sono tornati, i prodotti della grillina democrazia diretta. Duecento candidature per la conquista del Campidoglio, che a sfogliarle una per una – come richiederebbe il manuale del perfetto cittadino a 5 stelle – ci vuole un coraggio misto a follia. D’altronde ad annunciare sul Sacro blog la presentazione dei candidati è stata Roberta Lombardi, quella del bersaniano “Ma che stiamo a Ballarò?”, ossia il miglior spot contro ogni idea di democrazia disintermediata, e diciamo pure di democrazia in generale.
Stavolta gli esperti di marketing politico della Casaleggio Associati si sono organizzati meglio, con videomaker ad hoc, ma il risultato nella sostanza non è poi cambiato di molto. C’è tanta onestà, legalità, “nessuno da lasciare indietro”, bici, i cittadini coinvolti, l’uno vale uno. Oh, e Mafia Capitale ovviamente. A chiedere di votare con un click del mouse sono disoccupati, impiegati, manager di livello, (tanti) dipendenti pubblici. Ne viene fuori un circo.
Nel I Municipio c’è chi propone “di aprire un dialogo per guarire tutti, puntando alla pacificazione di base (troppa esasperazione, confusione e destabilizzazione) attraverso la collaborazione con esperti sociologi, antropologi, psicologi, addetti alla cultura e arti per organizzare riunioni libere, itineranti e permanenti nelle circoscrizioni”, ed allo stesso tempo punta ad incentivare la condivisione degli spazi abitativi, perché “tutto sommato anche Papa Francesco ha deciso di vivere in co-housing”. Analogo l’approccio di un altro candidato del primo Municipio, che intende “passare da un capitalismo di disastro e di corruzione ad un'economia circolare”. Bene: circolare, avanti un altro.
Un libero professionista di 37 anni, con un inconscio forse bipolare, dichiara: “Ritengo che Roma necessiti di un'amministrazione nuova e imparziale, che rappresenti per davvero i cittadini e curi lo sviluppo della città, come del resto ritengo anch'io”. Ma dal punto di vista della logica non va meglio ad una impiegata di 58 anni: “Penso di voler contribuire a migliorare la nostra città, a diminuire la sofferenza che ci fate da troppo tempo”. Per un corretto italiano, comunque, si guardi altrove: “Ritengo fondamentale, qualora il M5S vincesse, che bisogna governare in base ai principi fondanti del movimento stesso, e reputo che posso difenderli” afferma nella sua video-presentazione una romana quarantenne.
Un altro candidato, imprenditore, si definisce “curioso, buono, boccalone e arrogante”, e nel proprio curriculum scrive: “Inglese: come Matteo Renzi”. Perché la professionalità (e la trasparenza) conta più di ogni altra cosa. Forse, per alcuni, anche troppo: “Sono convinto che la partecipazione alle votazioni mi consentirà di mettere sotto una nuova luce competenze manageriali per affrontare un ambiente sempre più dinamico” scrive nella propria dichiarazione d’intenti un funzionario pubblico di 51 anni, quasi convinto di aver inviato il suo cv ad un’azienda vera e propria (e forse non ha tutti i torti). E lo spettacolo continua…
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