di Pierluigi Battista
(da Huffington Post Italia)
Le eleganti attrici e gli attori alla moda che sul red carpet veneziano recitano con “il volantino a ventaglio” il logoro copione di quella farsa tragica del boicottaggio del cinema israeliano genialmente definito da Andrea Minuz “From the river to Laguna”, non sanno niente, e la loro ignoranza è pari solo alla loro prosopopea.
Non sanno che in questa edizione di Venezia presenta la sua opera il grande regista israeliano Amos Gitai con un film ispirato alla corrispondenza tra Albert Einstein e Sigmund Freud sulla ragioni psichiche della guerra, corrispondenza proibita nella Germania nazista: vedi le coincidenze.
Non sanno niente di film israeliani straordinari come “Il giardino dei limoni” di Eran Riklis, lo strepitoso film d’animazione e di denuncia politica “Valzer con Bashir" di Ari Folman, o “Fox Trot” di Samuel Maoz.
Non sanno niente di niente di un film come “Meduse” di Etgar Keret, e non solo lui, oppure “Il responsabile delle risorse umane” di Eran Riklis tratto da uno splendido romanzo di Avraham Yehoshua (che facciamo, lo boicottiamo insieme ad Amos Oz?) o ancora “Lebanon" sempre di Samuel Moaz e “Viviane” di Ronit e Shlomi Elkabetz.
E sono solo alcuni, ma una lista più lunga potrebbe essere un impegno troppo gravoso. Si credono di essere dalla parte giusta, ma così ignoranti fanno pena e anche un po’ rabbia.