di Giuliano Ferrara
(da Il Foglio)
Antisemiti uniti. La complicità con la Corte che all’Aja equipara Israele a Hamas emettendo un mandato d'arresto contro Netanyahu e Gallant sarà difficile da perdonare.
Bisognerebbe uscire immediatamente dalla giurisdizione, o meglio dalle grinfie, di quella Corte di svitati che ha dato retta a Karim Khan, il procuratore scozzese capace di chiedere e ottenere un mandato d’arresto per il premier e il ministro della Difesa israeliani, Netanyahu e Gallant, alla pari di tre capi terroristi (Sinwar, Haniyeh e Deif) uccisi in una giusta guerra di autodifesa che, al di là delle differenze politiche anche forsennate, unisce il popolo e le istituzioni di un piccolo stato-rifugio che si batte con le unghie e con i denti per la sua sopravvivenza.
Come ha detto Benny Gantz, generale e capo dell’opposizione di uno stato democratico, un simile affronto “non sarà mai perdonato”. E Yair Lapid, altro capo dell’opposizione, ha definito i mandati “un premio al terrorismo”, mentre Naftali Bennett, già capo del governo prima di Netanyahu, ha aggiunto che quei mandati sono “un marchio di infamia” per chi li ha emessi.
Israele e gli Stati Uniti, unico vero alleato strategico dello stato e del popolo vittima del pogrom del 7 ottobre 2023, non sono soggetti alla giurisdizione della Corte penale internazionale (Cpi). Ma 124 paesi, tra cui tutti quelli dell’Unione europea, lo sono.
Se Meloni e Tajani capissero il significato oltraggioso di quella decisione abnorme e surreale, che riguarda due ebrei vivi in guerra per difendere un popolo che li ha eletti per questo e tre fanatici antisemiti che li volevano cancellare dalla faccia della terra e hanno avuto la retribuzione che in guerra spetta ai più feroci assassini, che hanno gettato nella disperazione nello sconforto e nella miseria il loro popolo, diventerebbero 123.
E l’Italia confermerebbe di non essere un anello della catena di odio politico che stringe Israele nella morsa dell’isolamento internazionale perseguito dalla strategia umanitaria di Hamas e dei mullah di Teheran e degli Hezbollah e degli houthi yemeniti.