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24/11/24 ore

Todi tra le finaliste per il titolo Capitale italiana dell’Arte Contemporanea con il dossier "Ponte Contemporaneo"



"Ponte Contemporaneo": è il titolo del dossier di 60 pagine con il quale la città di Todi è tra le finaliste per il titolo di Capitale Italiana dell'Arte Contemporanea 2026 che verrà assegnato il 31 ottobre alla presenza del Ministro Della Cultura Alessandro Giuli. 

 

Oltre Todi sono rimasti in corsa Carrara, Gallarate, Gibellina e Pescara. In "palio" un finanziamento da 1 milione di euro per la realizzazione delle attività proposte, che vanno nel caso di Todi dalla riqualificazione di aree urbane e periurbane alla rigenerazioni di luoghi e spazi, da azioni di inclusione sociale e partecipazione pubblica al coinvolgimento di nuove generazioni di creativi, da una formazione mirata ad un cartellone articolato tra mostre, installazioni e presenze artistiche.

 

Todi si candida a rappresentare l'intera regione in virtù di una rete di relazioni istituzionalizzate con i più importanti siti umbri di arte contemporanea, il tutto supportato dal coinvolgimento di realtà internazionali, quali fondazioni americane e australiane già attive, e di Atenei, Scuole di Specializzazione, Musei.

 

La città è arrivata alla candidatura forte di una vocazione che la vede crogiolo dell'arte contemporanea fin dai primi anni Settanta con nomi di primo piano quali la scultrice Beverly Pepper, che ha donato a Todi il parco omonimo, Piero Dorazio, Alighiero Boetti, Bruno Ceccobelli, Brian O’Doherty, Arnaldo Pomodoro, Fabrizio Plessi, Mark di Suvero e un lungo elenco di artisti di fama mondiale che qui sono venuti a vivere, a lavorare, ad aprire i loro studi e le loro gallerie. 

 

Dal 2019 in città si organizza in estate, a cura della Fondazione Progetti Beverly Pepper, il Festival delle Arti, che è andato ad affiancarsi ad altre manifestazioni storiche, quali ad esempio il Todi Festival, fondato da Silvano Spada e prossimo alle sue quaranta edizioni. Una vivacità culturale che è andata in crescendo e che negli ultimi anni ha visto ulteriori salti di qualità, come nel caso del restauro e della riapertura della trecentesca Torre del Palazzo dei Priori quale futura sede del Museo di Arte Contemporanea della città.

 


 

La proposta per il 2026 si completa con tavole rotonde, seminari e talk con artisti, critici e altre professionalità con i quali creare una nuova attenzione sull’arte di oggi e la storia di domani. Strumenti che dovranno andare ad innestarsi su un tessuto già attivo e ricettivo dal punto di vista sociale e culturale.

 

"Todi, centro di neanche 20mila abitanti, grazie al PNRR è oggetto di investimenti nell'ordine di alcune decine di milioni di euro sul fronte della mobilità sostenibile e della rigenerazione urbana, investimenti ai quali si affianca la volontà di innestare tra i palazzi e le piazze ereditate da una storia millenaria il sogno del futuro", scrivono nel dossier il Sindaco della città e il curatore artistico Marco Tonelli

 


 

"Ponte Contemporaneo", dunque, tra epoche, culture, spazi, nazioni, sensibilità, aspirazioni. Un ossimoro se si pensa che l'antico nome di Todi era Tular, ovvero "Confine" tra la civiltà umbra ed etrusca lungo il fiume Tevere.

 

Non è un caso che il logo della candidatura richiama proprio il ponte Bailey sul Tevere, una struttura bellica della seconda guerra mondiale che Todi lo scorso anno ha recuperato, restaurato e trasformato in una passerella ciclo pedonale sulla quale passa la costruenda ciclovia dei "Due Mari", un percorso di 425 chilometri che unirà il Tirreno all'Adriatico attraversando quattro regioni del centro Italia.

IL PROGETTO

 

L’idea progettuale immagina una città che, dopo essere stata a lungo approdo dell’arte contemporanea, non solo confermi tale caratteristica ma restituisca finalmente al mondo la ricchezza del suo grande “laboratorio”, favorendo aperture e costruendo ponti verso i luoghi del contemporaneo vicini e lontani. Todi, dunque, una città irraggiata e che a sua volta irraggia di arte non soltanto grazie al senso estetico delle scelte artistiche che verranno intraprese, ma anche alla concretezza e funzionalità per la città di un progetto che potrà essere coltivato anche dopo il 2026.

 


 

L’ispirazione del progetto all’immagine del Ponte non nasce soltanto in virtù della sua valenza simbolica di ciò che collega, ma di fatto prende spunto dalla concreta presenza nel territorio tuderte di tali strutture, sopravvivenze storiche appartenenti alle epoche più disparate: romane e novecentesche. Ciò in quanto, il fiume Tevere e i suoi affluenti hanno da sempre risvegliato negli abitanti di Todi il desiderio di superare i confini ed estendersi oltre di essi. 

 


 

Questo è lo spirito che anima il presente progetto, un’attitudine di recente riattivata dal restauro e dalla riapertura - dopo quarant’anni – del Ponte Bailey di Todi. L’opera di vera e propria archeologia industriale è basata, nella struttura, sul brevetto dell’ingegnere britannico Donald Bailey che, durante la Seconda Guerra Mondiale, giocò un ruolo fondamentale nel consentire agli alleati di superare i fiumi italiani i cui punti erano stati danneggiati dai tedeschi. 

 


 

Da strumento bellico a collegamento pacifico, oggi rappresenta un’importante porta d’accesso al parco fluviale in cui si diramano i Circuiti del Paesaggio e il Parco del Colle di Todi: è dunque una nuova via di espansione dal centro città alle frazioni e oltre e, al contempo, esempio di un modello sostenibile di approccio alla vita – ciò grazie anche alle straordinarie risorse naturalistiche di contorno. Ad un livello più intimo, il Ponte Bailey offre l’esperienza di un camminamento di 150 metri che, in un’epoca dimentica della concretezza dello spazio, nello sforzo dell’attraversamento comprende a pieno la forza delle connessioni.

 


 

Il progetto si articola su quattro filoni principali: 

 

La Rigenerazione Dei Luoghi e Proposta Artistica, Nuove Gener-azioni Di Creativi, Arte E Inclusione Sociale, La Formazione

 

Essi mirano a valorizzare le diverse forze in campo rafforzando la coesione, la cooperazione tra i diversi soggetti, lo sviluppo della partecipazione pubblica e il coinvolgimento delle giovani generazioni. 

 


 

Le attività in programma sono quindi pensate con l’obiettivo di migliorare l’attrattività del territorio nell’ambito del panorama nazionale e internazionale; sviluppare l’offerta artistico-creativa; stimolare lo scambio di buone pratiche attraverso la collaborazione con enti pubblici, privati, istituti scolastici, enti di formazione, associazioni no profit e perseguire gli obiettivi fissati dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile dell’ONU. Sarà inoltre favorito lo scambio di esperienze professionali e creative tra artisti nazionali/ internazionali e giovani talenti anche attraverso l’utilizzo di nuove tecnologie. 

 


 

Una sezione speciale del dossier di candidatura sarà dedicata a tutti quei progetti che mirano a promuovere l’inclusione sociale e l’integrazione e che vedranno il coinvolgimento attivo delle associazioni locali che operano nel settore sociale, contribuendo così alla costruzione di percorsi inclusivi per la fruizione dell’arte contemporanea.

 


 

Marco Tonelli (Roma, 1971), critico e storico dell’arte, dopo la laurea in Storia dell’Arte presso l’Università La Sapienza di Roma (1996), ha conseguito il diploma di Specializzazione in Archeologia e Storia dell’arte (2000) e un Dottorato di Ricerca in Storia dell’Arte (2003) presso l’Università degli Studi di Siena. 

 

Dal 2021 è docente di ruolo in Storia dell’arte contemporanea presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia e dal 2023 Curatore scientifico della Fondazione Progetti Beverly Pepper di Todi. Dal 2023 è Membro del Comitato scientifico della Fondazione Pascali di Polignano a Mare e dal 2024 del Comitato scientifico del Master in Management dell’Arte e dei Beni culturali della RCS Academy di Milano. 

 

Ha ricevuto diversi incarichi direttivi presso istituzioni culturali sia statali che comunali, ricoprendo tra 2003 e 2005 il ruolo di Responsabile della Segreteria organizzativa e Commissario inviti della Quadriennale di Roma; tra 2013 e 2014 di Assessore alla Cultura del Comune di Mantova; tra 2015 e 2017 di Direttore artistico della Fondazione Museo Montelupo Fiorentino e tra 2019 e 2023 di Direttore artistico di Palazzo Collicola a Spoleto.

 

Dopo essere stato Segretario del Comitato Nazionale per le Celebrazioni del Centenario della nascita di Giovanni Carandente è attualmente Segretario dell‘Edizione Nazionale dell’Opera Omnia di Cesare Brandi. 

 

Ha curato mostre personali, tra gli altri, di Mark di Suvero, Maurizio Mochetti, Giuseppe Penone, Fabrizio Plessi, Bill Viola, Candida Höfer, Hidetoshi Nagasawa, Paolo Canevari, Giorgio Griffa, Ugo La Pietra, Loris Cecchini, Mark Francis, Vittorio Messina, Gianni Asdrubali, Mino Trafeli, Maurizio Cannavacciuolo. 

 

Oltre ad aver pubblicato numerosi studi su Pino Pascali, di cui è uno dei massimi esperti in Italia (Pascali disegna Pascali (2024); Pino Pascali: La scultura e il suo doppio (2023); Pino Pascali. Catalogo generale delle sculture 1964-1968 (2011); Pino Pascali: il libero gioco della scultura (2010), ha scritto monografie e saggi anche su altri importanti artisti moderni e contemporanei, tra cui Giuseppe Penone. Disegni (2021); La scultura di Alberto Burri. Opera inversa (2020); Leoncillo: Piccolo diario 1957-1964 (2018); Francis Bacon. Le atmosfere letterarie (2014). A queste pubblicazioni se ne aggiungono altre di carattere storico artistico più generale come The Art Horror Picture Show. Dalla Transavanguardia alla Transfunzionalità (2011); La statua impossibile. Scultura e figura nella modernità (2008); La più mirabil cosa. Teoria della statua da Donatello a Rodin (2006).

 


 

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