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24/12/24 ore

Maldetta Politica. Sanità, lo sfascio quarant'anni dopo



La pandemia che in tutto il mondo è scoppiata, causata dal virus Covid-19, ha nel corso di quasi un anno messo la Sanità al centro dell’agenda della vita non solo politico-istituzionale ma anche economica, sociale, umana di un’intero paese e del mondo intero. Le economie mondiali sono in ginocchio e l’Italia, sotto il peso di un debito pubblico enorme, è esposta a rischi a dir poco drammatici non solo di recessione, ma di possibili conflitti sociali.

 

Questi aspetti saranno analizzati dalla nostra Agenzia nelle prossime settimane, quello che però è oggetto della conversazione che segue tra Geppy Rippa, sollecitato da Antonio Marulo, nella tradizionale rubrica Maledetta Politica, è il tema della Sanità che ha visto, nonostante l’indubbio coraggio e abnegazione di infermiere, medici, personale sanitario, una situazione di sostanziale precarietà, confusione e inadeguatezza organizzativa, prodotta non solo dal confronto-scontro tra Stato centrale e Regioni (una sorta di frutto velenoso prodotto da una scellerata scelta legata alla modifica confusa del Titolo V della Costituzione, col quale si è fissato un equivoco rapporto tra le istituzioni), ma si può dire è l’esito disastroso delle scelte del modo in cui il Servizio Sanitario Nazionale (Legge 23 dicembre 1978, n. 833) fu istituito.

 

La medicina di massa, che aveva l’indubitabile valore di medicina sociale e mirava a dare al diritto costituzionale alla salute una sua forma concreta, si accompagnava a tutte le degenerazioni propri dei processi di massificazione: perdita di un efficace rapporto tra medico e utente, burocratizzazione dell’atto medico, automatismi comportamentali frustranti e contrastanti…

 

Se oggi siamo alla marginalità del medico di base, alla costruzione della logica della ospedalizzazione della salute, alla carenza progettuale di fronte a eventi come quello che stiamo vivendo, le ragioni vanno cercate in questa strategia fallimentare che ha vissuto prima la fase del saccheggio, poi quella della recessione con la demenziale logica del taglio orizzontale delle spese, fino alla evidente debolezza del sistema che ha retto nella prima fase solo grazie alla abnegazione di operatori coscienziosi.

 

 

Fu all’inizio degli anni ottanta che Quaderni Radicali avviò una campagna “Sanità: basta con lo sfascio”, sulla spinta in primo luogo di un radicale come Maurizio Mottola (morto il 22 febbraio 2012), con la raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare per modificare il Servizio Sanitario Nazionale  contro quello che già allora definimmo l’inefficienza dei servizi, la macchinosità delle prestazioni, l’uso clientelare delle strutture sanitarie. 

 

Restammo inascoltati e espulsi dal dibattito politico, come sempre da un sistema informativo privo di deontologia professionale e asservito di volta a volta al potere in campo. E in quella stagione che furono costruiti i presupposti delle mancanze che oggi sono state il problema delle mascherine, dei respiratori, dell'organizzazione dei servizi, fino alla attuale fase della distribuzione e della somministrazione dei vaccini (peraltro legata ad una reperibilità sul mercato europeo affidata ad una governo di incompetenti).

 

Le finalità meschine, i criteri, i metodi, le prospettive create a proprio vantaggio come strumenti di potere, fonte di finanziamento, occasione di lottizzazione  (anche nella stagione della fine dei partiti, ma non dei loro cascami tuttora presenti), meccanismi di organizzazione (oggi spinti dalla immagine televisiva!) di fatto corporativa del consenso, affonda le sue ragione in questi presupposti… 

 


 

Maldetta Politica. Sanità, lo sfascio quarant'anni dopo (Agenzia Radicale Video)

 

 


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