Abbiamo seguito con il fiato sospeso le elezioni americane caratterizzate da una lotta sul filo del rasoio tra Biden e Trump. Anche dopo la vittoria dei democratici continua la minaccia, con i ricorsi, di invalidazione dei risultati dei voti postali. Si vedrà, in sede politica si analizzerà, quello che è accaduto e che accadrà… Ricordi del passato insieme ad immagini di film e libri affollano la mia mente.
Ricordi del passato insieme ad immagini di film e libri affollano la mia mente, ricordi del tempo in cui il sogno americano aleggiava nell’immaginario collettivo come una speranza di benessere, ricchezza, libertà, democrazia: significativa la scena del film La leggenda del pianista sull’oceano’ di G. Tornatore (1998), quando i migranti arrivano nel porto di New York e guardano con stupore l’imponente Statua della Libertà, emblema del suddetto sogno , con la poesia The New Colossus dell’ebrea Emma Lazarus scritta sulla base.
Ed ecco arrivare nei miei ricordi il porto di Napoli con le navi cariche di emigranti tra i quali c’erano anche i nostri parenti poveri: dopo qualche anno ogni tanto venivano a trovarci e raccontavano storie meravigliose su The Big Apple, la favolosa città nella quale avevano realizzato i loro sogni, offrendo un buon lavoro, una bella casa e una vita agiata.
Erano gli anni ‘50 e a noi bambini sembravano un po’ irreali i racconti degli zii americani che parlavano con uno strano accento alla Stanlio e Olio. Ci regalavano caramelle coloratissime, cioccolato, gomme masticanti e Coca-Cola, cappellini alla Joe Di Maggio, magliette e blu jeans e noi ci sentivamo tanto americani di Kansas City, come Ferdinando Meliconi, il personaggio interpretato da Alberto Sordi nel film Un Americano a Roma.
Amavamo i cartoni animati di Walt Disney, il jazz e la musica rock, i divi americani e i western con i loro coraggiosi pionieri e i soldati dalle giubbe blu che combattevano contro gli Indiani. Quando in Italia negli anni ‘60 arrivarono boom economico e consumismo le favole dei parenti americani diventarono realtà anche per noi: la nostra casa si riempì di elettrodomestici e di tanti altri oggetti inutili.
Sempre più alta si levava intanto la protesta dei giovani nel ‘68 con nuove idee, film e libri che ci mostrarono un’altra faccia dell’America: Soldato Blu di Ralph Nelson ci scioccò con le orribili scene sugli Indiani massacrati (un vero genocidio!), la sconvolgente realtà della guerra nel Vietnam ci raggiunse attraverso TV e giornali, i romanzi di John Steinbeck, come Uomini e Topi e Furore e i film omonimi misero in evidenza la miseria dei braccianti agricoli in California; le dittature militari del Sudamerica evidenziarono gli interessi delle potenti lobby statunitensi, l’assassinio di John. Kennedy e Bob Kennedy, la strana morte di Marilyn Monroe, l’uccisione di M. L. King si portarono via le nostre illusioni giovanili sul sogno americano.
Nel 1972 Il padrino di Coppola ci fece riflettere su cosa nostra e la criminalità organizzata e, mentre le visite dei nostri parenti si facevano sempre più rare, continuavo comunque a desiderare di vistare gliUsa. E alla fine negli anni’80 tale desiderio diventò realtà con un viaggio insieme alla mia famiglia: davvero una bella esperienza. Gli spettacoli naturali imponenti, grandiosi, ci tolsero il fiato: tutto ci sembrò nuovo e triplicato in grandezza.
Il Museo dello Spazio a Washington ci fece stupire con i suoi missili e le prime navi spaziali, come l’Apollo 11 arrivato sulla Luna. E quando nel 1985 vedemmo il film “C’era una volta in America” sulle le nostalgiche note di Amapola riscoprimmo quartieri poveri americani brulicanti di ragazzi facili prede dei loro istinti e della criminalità.
Passarono gli anni tra difficoltà di ogni genere mentre la globalizzazione avanzava, ma ci colse davvero di sorpresa l’apocalittico 11 settembre 2001: le immagini delle Twin Towers che si sgretolavano, stravolsero il mondo e lo fecero ammutolire e lo spettro del terrorismo cominciò ad agire seminando la Paura e così guerre si aggiunsero ad altre guerre in paesi ricchi di petrolio. M. Moore, attento osservatore del suo paese e del mondo in Fahrenheit 9/11, Sycho, Capitalism, my love, ha documentato i mali della nostra difficile epoca.
E poi in una magica notte del 2009 fu proclamato presidente Obama, un uomo di colore, davanti agli occhi pieni di speranza di milioni di persone. Purtroppo un uomo solo non può cambiare fino in fondo un’intera società e nel 2016 vinse Trump generando delusione in tutti i progressisti. E siamo arrivati ai nostri giorni, a queste elezioni USA 2020, in un momento difficile in cui la pandemia incombe e con essa tutte le complicazioni sanitarie, politiche, economiche…