«Indipendentemente dalle posizioni e dai programmi del Partito Radicale, che si possono condividere o non condividere, rifiutare ed anche osteggiare, i motivi che hanno determinato Marco Pannella a minacciare prima, e a intraprendere ora un nuovo digiuno, questa volta totale, non possono non essere condivisi. Le sue richieste sono giuste e legittime, nella loro immediatezza oltre che nel loro contenuto.”
Così, in un appello del 29 aprile del 1976 pubblicato a pagamento sul quotidiano La Repubblica, Pietro Nenni insieme a centinaia di personalità (fra le quali Jean Paul Sartre,Simone De Beauvoir, Norberto Bobbio, Umberto Terracini, Rita Levi Montalcini,Alberto Moravia, Umberto Eco, Giorgio Albertazzi, Franco Fortini, Altiero Spinelli,Alberto Bevilacqua, Camilla Cederna, Federico Caffè) sostenevano l’iniziativa nonviolenta di Marco Pannella che, dopo 15 giorni di sciopero della fame, decideva di passare a quello totale della fame e della sete.
Dopo pochi giorni, il 19 maggio, in un altro documento, pubblicato sempre a pagamento ma sul Corriere della Sera, Giuseppe Saragat, Ferruccio Parri, Ignazio Silone, Elena Croce,Giacomo Mancini, Arrigo Benedetti, Loris Fortuna, Riccardo Lombardi, Antonio Baslinie tanti altri, si appellavano al Presidente della Repubblica, ai Presidenti delle Camere, al Parlamento, quali garanti dei diritti fondamentali della persona e della Carta repubblicana, nonché ai partiti ed alla stampa democratica, perché fosse immediatamente “scongiurato il grave rischio di irresponsabili sottovalutazioni od elusioni di fronte al problema che i radicali propongono”.
Sono passati 36 anni e oggi ci troviamo in una situazione di anti-democraticità e di illegalità della scadenza elettorale - e della vita civile sociale e politica italiane - molto più gravi e pregiudicate di allora.
Mentre in queste ore le giurisdizioni internazionali continuano a condannare la Repubblica italiana per la violazione dei diritti umani di chi risiede sul suo territorio - a partire dalla distruzione dello Stato di Diritto determinata dallo sfascio dell’Amministrazione della Giustizia, con la sua appendice carceraria- continua ad essere impedito ai cittadini di conoscere le ragioni, lo scopo “Amnistia Giustizia Libertà” intorno al quale, dal Natale 2005, si sono unite le massime autorità istituzionali, scientifiche, religiose e sociali del Paese.
Tutto ciò accade nonostante che l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni abbia ripetutamente e inutilmente ordinato alla Concessionaria di servizio pubblico, sin dal luglio 2011 e da ultimo nell’agosto 2012, di assicurare l’approfondimento di un tema di così rilevante interesse politico e sociale secondo metodi e tempi idonei alla fruizione della conoscenza da parte del pubblico più ampio possibile.
Di fronte a una tale realtà antidemocratica, dove all’eliminazione contra legem per cinque anni del diritto alle tribune politiche si risponde con la previsione di spazi di tribuna irrisori per tempi (17 minuti!) e ascolti (1 milione!), da radicali in lotta per l’uscita dalla flagranza storica criminale e criminogena del nostro Paese, vogliamo dare forza ai rappresentanti delle massime istituzioni e ai detentori degli strumenti in grado di raggiungere il popolo italiano affinché ascoltino il profondo della loro coscienza.
Per aiutarli, inizieremo dalla mezzanotte dell’11 gennaio uno sciopero totale della fame e della sete, persuasi come siamo che le loro riflessioni e azioni non possano discostarsi dai principi fondamentali contenuti nella nostra Carta costituzionale.
Marco Pannella, Sergio Augusto Stanzani Ghedini, Marco Beltrandi, Rita Bernardini, Maurizio Bolognetti, Marco Cappato, Gianmarco Ciccarelli, Sergio D’Elia, Filomena Gallo, Alessandro Massari, Giorgio Pagano, Marco Perduca, Mario Staderini, Antonio Stango, Irene Testa, Maurizio Turco, Elisabetta Zamparutti.
(fonte radicali.it)
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