Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

15/11/24 ore

Comitato nazionale Radicali Italiani (5/7 febbraio 2016), la mozione generale approvata



Il Comitato nazionale di Radicali Italiani, riunito a Roma dal 5 al 7 febbraio 2016:

 

Ribadisce che lo stato di emergenza non puó costituire il baluardo dello stato di diritto, in un contesto globale nel quale le ragioni della sicurezza rischiano di derogare libertà e garanzie fondamentali. In particolare, il prolungamento dello stato d’eccezione voluto dal governo francese e le richieste di sospensione del trattato di Schengen, avanzato da alcuni paesi, compromettono lo stesso progetto federalista. La risposta alla minaccia terroristica e alle crisi geopolitiche è quindi rappresentata da politiche di governo comuni europee di difesa e d’intelligence, di accoglienza e integrazione e che perseguano tutela e rispetto dei diritti umani.

 

Il Governo Renzi anziché proporre concrete riforme federaliste delle istituzioni europee, dietro una propaganda che si richiama al Manifesto di Ventotene conferma ad oggi la fallimentare strada nazionalista ed intergovernativa.

 

Rileva che, per il movimento, l’obiettivo di riconquistare il diritto a essere un soggetto politico passa anche per l’affermazione degli spazi di democrazia e di informazione e dal recupero della sovranità del cittadino: individua pertanto nella promozione di referendum e iniziative popolari, a tutti i livelli, un fine prioritario per restituire credibilità ed effettività al sistema democratico. Considera, quindi, determinante promuovere la modifica degli statuti e dei regolamenti locali per prevedere la possibilità di sottoscrizione online, per consentire modalità di autentica più accessibili, per estendere l’ambito delle materie sottoponibili ai referendum e per introdurre referendum vincolanti.

 

Sostiene il ricorso al Comitato diritti umani dell’Onu contro lo Stato italiano per la sistematica violazione dei diritti civili e politici dei cittadini, presentato da Mario Staderini e Michele De Lucia, a partire dal caso della campagna referendaria condotta nel 2013 dal Movimento.

Impegna gli organi dirigenti a organizzare, in occasione delle iniziative refendarie e popolari già incardinate, azioni politiche e legali propedeutiche a nuovi ricorsi alle giurisdizioni nazionali e internazionali.

 

Il Comitato rivolge un appello al Presidente del Consiglio Renzi e al Ministro delle Riforme Boschi affinché rimuovano tutti gli ostacoli attuali alla partecipazione dei cittadini alla vita politica che oggi sono fissati con la legge n. 352 del 1970 in merito alla disciplina della procedura referendaria, e impegna gli organi dirigenti a sottoporre al Parlamento e al Governo le modifiche legislative da attuare nell’immediato in vista dell’approvazione di un Referendum Act.

 

Denuncia il tentativo di trasformare il referendum sulla revisione costituzionale promossa dal Governo in un plebiscito pro o contro lo stesso Renzi, riducendo gli elettori ad attori non protagonisti di uno scontro politico estraneo al merito della riforma stessa, e sostiene la promozione di occasioni di confronto con il mondo accademico mirate a far sì che il referendum costituzionale sia, al contrario, una occasione di vero esercizio democratico, a partire dalla proposta di referendum parziale sugli aspetti più controversi della riforma.

 

Individua nei contenuti del seminario "Per gli Stati Generali delle città e del federalismo" tenutosi a Napoli e nelle iniziative popolari già incardinate nelle città di Roma e di Milano, gli strumenti più validi, nell'immediato, che il movimento possa offrire alle prossime elezioni amministrative, nella consapevolezza che i futuri sindaci non potranno effettivamente aggredire le questioni strutturali che riguardano le nostre città se non si riusciranno a conquistare appuntamenti di dibattito e scelta pubblica.

 

Propone un modello alternativo sia alla gestione pubblica tradizionale – quella delle partecipazioni statali e delle municipalizzate, quella della proprietà formalmente pubblica - che a un sistema, in piedi da venticinque anni, di esternalizzazione di servizi a imprese o organizzazioni collaterali agli interessi di potere, tutto basato sull’affidamento diretto e sulla discrezionalità politica. Un modello che si fondi su conoscenza, concorrenza e diritto. Un modello concorrenziale sui servizi pubblici fondato su liberalizzazioni, strumenti di misurazione scientifico-comparativi della qualità, forme innovative di libera produzione e fruizione di servizi condivisi tra cittadini. Il testo del decreto attuativo sui SPL della legge delega di agosto è privo delle misure di liberalizzazioni previste nella bozza precedente. Resterebbero dunque i regimi di monopolio attuali, evidenziando ancora una volta la divaricazione tra gli annunci e le effettive riforme del Governo Renzi, e confermando dunque il sistema anticoncorrenziale e clientelare attuale.

 

Rileva che la candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2024 rischia, se non dibattuta e controllata dall'opinione pubblica, di essere l'ennesima occasione per perseguire affari e attuare interventi fallimentari, in particolare sulle grandi opere. Individua, quindi, nel referendum sulle Olimpiadi e negli altri che eventualmente saranno promossi sui temi centrali per la qualità di vita dei romani, il miglior apporto politico non solo alla città, ma anche al candidato sindaco Roberto Giachetti, con il quale il Movimento ha già avviato un dialogo volto a rafforzare il carattere radicale delle proposte di riforma che sottoporrà alla città, unico modo per dare risposta alle urgenze non più rinviabili della città.

 

Pur riconoscendo l’importanza delle recenti calendarizzazioni parlamentari in tema di fine vita e cannabis, rileva il pericolo che, a causa dei giochi di posizionamento dei partiti e in assenza di una mobilitazione popolare, esse non segnino l’apertura di una autentica stagione dei diritti civili, ma al contrario vengano vanificate da compromessi al ribasso, come rischia di avvenire con il DDL in materia di riconoscimento delle unioni civili e delle convivenze di fatto. In particolare Radicali Italiani invita inoltre tutte le forze politiche a un confronto laico sull'accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita e sull'adozione per le coppie omossessuali e per i singoli, ribadendo come proprio orizzonte una riforma radicale ed egualitaria del diritto di famiglia.

 

Il Comitato nazionale di Radicali Italiani ringrazia gli oltre seimila cittadini lombardi che hanno sottoscritto la proposta di legge regionale di iniziativa popolare sulla cannabis terapeutica e i militanti Radicali che hanno reso possibile questo risultato.

 

Impegna gli organi dirigenti a sostenere altresì una propria proposta di legge di iniziativa popolare per la legalizzazione della cannabis e una petizione europea sulle droghe. Considerato che la questione droga è un problema che va letto e risolto in chiave europea, il Comitato dà mandato agli organi dirigenti di promuovere iniziative per il confronto delle "best practices" nei diversi paesi dell'Unione. Ciò al fine di invitare il Legislatore a confrontarsi con i migliori risultati in termini di riduzione del danno - sul piano sociale, economico, sanitario e della giustizia - ottenuti da normative che hanno abbandonato l'impostazione proibizionista.

 

Il Comitato, inoltre, impegna gli organi dirigenti a verificare la fattibilità di un'iniziativa di disobbedienza civile "diffusa", che coinvolga il più grande numero possibile di militanti su tutto il territorio nazionale.

 

Fa propria, inoltre, la proposta lanciata da Emma Bonino per la promozione di un grande appuntamento sugli Stati generali dei diritti civili.

 

Il comitato nazionale di radicali italiani ringrazia i militanti che hanno consentito la partecipazione Radicale alle cerimonie di inaugurazione dell'anno giudiziario tenutesi il 30 gennaio presso le corti d'appello. A riguardo occorre registrare la gravità del comportamento di alcuni presidenti di corte d' appello, che in particolare a Roma, Napoli e Bologna non hanno consentito ai Radicali di prendere la parola. Questa scelta conferma l' ulteriore diffondersi di una cultura istituzionale nella magistratura ostile alla partecipazione democratica. Il Comitato conferisce mandato agli organi dirigenti di esporre l' accaduto formalmente al Consiglio Superiore della Magistratura, che ha viceversa sempre sottolineato l'esigenza di promuovere la massima partecipazione alle cerimonie di inaugurazione. La relazione del Presidente Canzio conferma l'indifferenza della magistratura rispetto allo stato di sofferenza della giustizia italiana con riferimento agli articoli 3 e 6 della Convenzione europea per i diritti dell’ uomo, relativi alle condizioni carcerarie ed ai tempi dei processi che si aggiunge ai provvedimenti del governo che hanno posto ulteriori ostacoli alle azioni risarcitorie.

 

Il Movimento registra una falsificazione della realtà da parte del governo riguardo alla presunta adozione del Freedom Of Information Act, presentato come un forte strumento di conoscenza per la tutela dei diritti fondamentali dei cittadini, ma in realtà caratterizzato da un diritto di accesso limitato e pià restrittivo rispetto alla normativa vigente. Infatti, in base al nuovo decreto se da un lato si potranno conoscere esclusivamente i dati, dall’altro sono numerosissime le eccezioni previste, basate su principi talmente vaghi e discrezionali da limitare fortemente il diritto all’accesso. Né vengono previsti obblighi e sanzioni per le amministrazioni pubbliche, unici strumenti che renderebbero effettivo il diritto di accesso dei cittadini. Secondo quanto riportato dalla stampa, l’impressione è che non solo si sia persa l'occasione per rendere più democratico il Paese, ma che si determinerà addirittura, per i cittadini, una riduzione dell'ambito di conoscibilità dell'attività delle pubbliche amministrazioni.

 

Il Comitato nazionale di Radicali italiani prende atto della “Relazione programmatica sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea riferita all’anno 2016”, a firma del sottosegretario Sandro Gozi, e ritiene che le intenzioni del Governo riportate nel capitolo 2: “prevenzione e soluzione delle infrazioni al diritto UE” non siano all’altezza delle gravità delle violazioni in atto, giacché:

 

- il Dipartimento per le Politiche europee segnala come, a gennaio 2016, le procedure di infrazione pendenti sull’Italia siano 91 (due in più rispetto a dicembre 2014, anno in cui L’Italia deteneva il record negativo insieme alla Grecia);

- le sanzioni conseguenti a condanne della Corte di Giustizia ammontano a circa 200 milioni di euro (importo in continuo aumento poiché l’Italia non ha ottemperato ancora a tre doppie sentenze);

- le procedure di infrazione ancora pendenti e con prima condanna da parte della Corte sono nove pertanto l’Italia rischia, a breve, nuove condanne pecuniarie (si veda per esempio il caso relativo al mancato trattamento delle acque reflue).

 

Per questo il Comitato nazionale di Radicali italiani, vista la mozione dell’ultimo congresso, dà mandato agli organi dirigenti di ribadire al Governo italiano l’urgenza di predisporre un cronoprogramma ovvero un piano di rientro. Rileva come l’aumento delle sanzioni pecuniarie conseguenti alla condanne della Corte di giustizia dell’Unione europea nei confronti dell’Italia comportino un notevole danno erariale e dà pertanto mandato agli organi dirigenti di presentare una denuncia complessiva alla Procura presso la Corte dei Conti e a quelle presso le sezioni regionali e di chiedere in merito un incontro al Procuratore generale. Il Comitato sottolinea come sulle suddette violazioni, Radicali Italiani abbia intrapreso, in questi mesi, una importante opera di trasparenza e informazione ai cittadini attraverso la realizzazione di mappe Open Data.

 

Il Comitato, riconoscendo l'importanza della campagna "#scacciamoli", impegna gli organi ad inserirla nel sito radicali.it, nello spazio dedicato alle campagne; impegna altresì il Segretario ad istituire - entro 15 giorni - un gruppo di lavoro aperto a tutti gli iscritti che intendano adoperarsi per la necessaria mobilitazione finalizzata all'approvazione della proposta di legge.

 

Il Comitato, infine, saluta l’iniziativa nonviolenta del compagno Alessio Di Carlo, che in occasione del referendum per la nascita della Grande Pescara, ha acceso un faro sul mancato rispetto della volontà popolare contro le resistenze partitocratiche degli apparati istituzionali.

 

La mozione è stata approvata con 18 favorevoli, 6 contrari e 7 astenuti

 

- Comitato Radicali Italiani 5 febbraio 2016 (Audiovideo da Radio Radicale)

- Comitato Radicali Italiani 6 febbraio 2016 (Audiovideo da Radio Radicale)

- Direzione Radicali Italiani 6 febbraio 2016 (Audiovideo da Radio Radicale)

- Comitato Radicali Italiani 7 febbraio 2016 (Audiovideo da Radio Radicale)

 

 


Aggiungi commento