di Rita Bernardini
Il prossimo 21 ottobre, difesa dall'avvocato del Partito Radicale Giuseppe Rossodivita, sarò processata a Siena per la disobbedienza civile che feci con Marco Pannella e Laura Arconti (novantenne, dirigente storica radicale) al congresso di Radicali italiani del 2014. Ricordo che la cessione del frutto della coltivazione di cannabis che avevo fatto sul mio terrazzo, era destinata ai malati i quali, nonostante la legge che data quasi 10 anni, non riuscivano (e non riescono ancora oggi, basti leggersi la vicenda di Fabrizio Pellegrini) ad accedere al Bedrocan e agli altri farmaci a base di cannabinoidi che possono curare malattie come la sclerosi multipla, la SLA, il glaucoma, il morbo di Crohn, la fibromialgia, il dolore farmacoresistente, oltre che alleviare le sofferenze di chi è costretto a ricorrere alla chemioterapia o di chi è affetto dall'AIDS.
La polizia, intervenuta, sequestrò tutto il "raccolto", anche se io spero che, nella concitazione del momento, qualche "fiore" sia finito nelle tasche di qualche congressista. Di qui, il processo di primo grado che venerdì giunge dunque alla fine dopo altre udienze nel corso delle quali ho avuto l'onore di ascoltare i miei testimoni (anche quelli dell'accusa li considero "miei") che non solo hanno raccontato i fatti per essere stati presenti alla disobbedienza, ma si sono addirittura autoaccusati, come ha fatto Laura Arconti che ha dovuto nominarsi, seduta stante, un avvocato d'ufficio.
Maurizio Buzzegoli (dirigente dell'Associazione Radicale di Firenze Andrea Tamburi), chiamato a testimoniare dall'accusa, ha confermato i fatti ricordando come preventivamente avesse avvisato telefonicamente le Forze dell'ordine. Andrea Trisciuoglio (leader del Cannabis Social Club LapianTiamo) e Valentina Piattelli (militante radicale fiorentina), ambedue affetti da sclerosi multipla, hanno descritto con precisione il calvario che devono sopportare i malati per accedere ai farmaci.
Inoltre, come difficilmente accade in questo tipo di processi, la "scienza" ha potuto parlare in un aula di Tribunale attraverso le testimonianze del Prof. Diego Centonze (Professore Ordinario di Neurologia, Università di Roma - Tor Vergata) e del Prof. Vidmer Scajoli (Dirigente di Neurofisiopatologia UO presso Istituto Besta, Milano). I due professori hanno spiegato dal punto di vista scientifico quali sono le proprietà terapeutiche della cannabis ma anche le difficoltà tutte italiane per accedere ai farmaci e per fare ricerca.
Venerdì prossimo, l'avvocato Giuseppe Rossodivita, proporrà l'eccezione di costituzionalità della legge 309/90 sugli stupefacenti, nella parte in cui la cessione "a qualsiasi titolo" - e quindi anche quando è destinata per esempio all'uso terapeutico - è considerata reato.
Da parte mia, dopo quella oggetto del processo di Siena, di coltivazioni ne ho fatte altre. L'ultima è in corso: in questo momento sul terrazzo della mia abitazione prosperano ben 19 piante, alcune delle quali alte oltre due metri e mezzo, come da me documentato costantemente sul mio profilo Facebook. Di questa ennesima violazione della legge, il 21 agosto scorso, ho dettagliatamente informato con una lettera aperta il Procuratore Capo di Roma Giuseppe Pignatone, il quale però si è ben guardato di procedere come quotidianamente accade nei confronti di centinaia di incolpevoli coltivatori di cannabis per uso personale denunciati, ammanettati, processati, reclusi.
Il principio costituzionale dell'obbligatorietà dell'azione penale continua ad essere un'arma attraverso la quale le Procure si scelgono i processi da celebrare e quelli da lasciar morire sulla strada della prescrizione. (da Il Dubbio)
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