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22/12/24 ore

Addio Vincino… Ricordo di quando la Iotti lo cacciò dalla Camera


  • Giuseppe Rippa

Quando la Presidente Nilde Iotti mi convocò nel suo studio a palazzo Montecitorio mi fu subito chiaro che la ragione era una sola: avevo firmato, come deputato, il permesso a Vincino (Vincenzo Gallo) ad accedere nell’aula della Camera nell’area del pubblico, vicino allo spazio riservato ai giornalisti…

 

Era il 1981, dopo i casini che aveva creato come inviato parlamentare di Lotta Continua, la mia era stata giudicata una mossa quanto meno avventata!

 

In verità la pressione la esercitava un deputato, presidente di un gruppo parlamentare, che non gradiva i resoconti politici che lui faceva con le sue vignette. Comunque era accaduto che mentre con blocco e matita lui disegnava la turbolenta seduta venne indicato dal nostro come colui che faceva quello che non si doveva fare: chi era ospite tra il pubblico non poteva prendere appunti, figurarsi disegnare…

 

Preso dai commessi fu portato via dai banchi in alto sull’emiciclo e messo fuori. Io venivo chiamato a rispondere quindi “dell’insano gesto”… averlo fatto entrare con la mia autorizzazione.

 

… Da un bel po’ il delizioso “scellerato” disegnatore svernava nella mia stanzetta alla Camera, quella che avevo scelto facendo sposare le fotocopiatrici del gruppo radicale in un altro spazio. Tutto piccolo, ma decisamente eccitante, c’era pure una bella poltrona… ovviamente sempre occupata. Anche le due finestrelle che affacciavano, salendo su un gradino, su piazza Montecitorio con davanti l’hotel Nazionale

 

Avevamo concordato il giorno prima che quello di andare, con la mia autorizzazione, tra il pubblico sopra l’aula era l’unico modo per seguire dal vivo le vicende dell’Assemblea nel suo assetto di guerra di parole e gesti plateali e spesso senza senso, ma tutto sommato necessari per dare la sensazione di essere lì a rappresentare la propria capacità di iniziativa (ovviamente priva di efficacia essendo tutti guidati dalle segreterie dei partiti piuttosto che dalla loro responsabilità di eletti…). Ma era anche l’unico modo per bypassare il divieto.

 

La Iotti fu tutto sommato benevola nei miei confronti e mi fece capire che si trattava di “un atto dovuto” che le veniva sollecitato in particolare dal deputato che non gradiva…

 

Mi viene da ricordare questo episodio ripensando a Vincino, il vignettista siciliano che ieri ci ha lasciato per sempre. Molti giornali e giornalisti (Giuliano Ferrara, Sergio Staino… per citarne qualcuno) hanno riproposto quel fatto che rivisto molti anni dopo suscita in me una immensa tenerezza.

 

Dopo quegli anni i miei rapporti con Vincino divennero più labili e decisamente poco continui. Incontri casuali ma sempre affettuosi. Le sue vignette però sono state per me il primo appuntamento mattutino …. Funzionavano come il più efficace editoriale sottratto ad una insopportabile omologazione informativa… anzi disinformativa…

 

P.S. … cerco la vignetta che lui fece per ricostruire la vicenda in cui fui in qualche modo coinvolto e che mi dedicò, chissà dove è finita…

 

 

 


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