Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

23/11/24 ore

La toppa disciplinare sul conflitto Robledo-Bruti Liberati alla Procura di Milano


  • Ermes Antonucci

Dovrà trasferirsi a Torino e non potrà più fare il pm, Alfredo Robledo, il procuratore aggiunto protagonista del grave scontro all'interno della procura di Milano con il suo capo Edmondo Bruti Liberati. A deciderlo è stata la sezione disciplinare del Csm, ma non risolvendo l'epocale conflitto tra le toghe milanesi (sul quale si attende ancora, invano, un verdetto), bensì pronunciandosi su un'altra vicenda, che vedeva coinvolto Robledo con l'accusa di aver avuto uno “scambio di favori” con l’avvocato della Lega Nord Domenico Aiello.

 

Robledo, infatti, era accusato di aver passato informazioni su atti coperti da segreto relativi all'inchiesta sui rimborsi indebiti percepiti da consiglieri regionali della Lombardia all'avvocato del Carroccio, Domenico Aiello, ottenendo in cambio copia di alcuni atti di "natura riservata" che riguardavano l'allora eurodeputato ed ex sindaco di Milano Gabriele Albertini, controparte di Robledo in un processo.

 

Dopo un anno di accertamenti, in realtà, i pm bresciani Fabio Salamone e Paolo Savio chiesero l'archiviazione di tutte le accuse a carico di Robledo, ravvisando, seppur un problema di "opportunità" nei frequenti contatti tra il magistrato e l'avvocato, nessun reato di rilevanza penale e nessuna violazione del segreto istruttorio. Non la pensava così il procuratore generale della Cassazione Gianfranco Ciani, che oltre ad avviare l’azione disciplinare nei confronti del pm aveva perfino chiesto il trasferimento d’urgenza del magistrato come misura cautelare.

 

La decisione odierna del Csm, che ha accolto le istanze del pg della Cassazione e ha trasferito Robledo a Torino con funzioni questa volta di giudice (riportando a galla peraltro, ancora una volta, l'eterna questione della necessaria separazione delle carriere tra pm e giudici), così, nonostante trovi fondamento negli inopportuni scambi di sms dell'ex pm, presenta diversi aspetti contraddittori, soprattutto dal punto di vista della tempistica, e della deprecabile volontà da parte del Csm di voler "chiudere" l'imbarazzante parentesi del conflitto tra toghe evitando di esprimersi su essa, e pronunciandosi su tutt'altra questione.

 

Si è provato, in altre parole, a mettere una pezza su un conflitto, quello tra Robledo e Bruti Liberati, le cui implicazioni nell'amministrazione della giustizia restano in verità ancora ben attuali. La "bomba" che l'ormai ex pm di Milano aveva fatto deflagrare riguardava, infatti, le presunte irregolarità nell'assegnazione dei fascicoli investigativi da parte di Bruti Liberati, che spesso sarebbe avvenuta secondo criteri politici e in contrasto con quel ambiguo principio dell'obbligatorietà dell'azione penale (si pensi al caso Sea, i cui atti sarebbero stati trasmessi dal procuratore capo a Robledo con diversi mesi di ritardo, a causa di una "deplorevole dimenticanza").

 

Insomma, a quasi un anno dall’esposto presentato da Robledo contro Bruti Liberati il Csm di fatto decide solo su Robledo, mediante una logica di "due pesi e due misure" che ha fatto storcere il naso a molti: "Gli sms con Aiello, vecchi di un anno e mezzo, sono stati tirati fuori al momento opportuno quando servivano per risolvere una situazione che all’immagine della magistratura ha fatto molto male - scrive il sito Giustiziami, con "base" proprio nel tribunale di Milano -.

 

Quei messaggi servivano per punire l’anello debole della catena, dal momento che Bruti Liberati notoriamente ha un potere che va molto al di là del suo nome e della sua corrente, Md". Lo scopo del trasferimento di Robledo decretato dal Csm parrebbe dunque quello di consegnare all'opinione pubblica una mera parvenza di intervento risolutivo nel caos che ha attanagliato una delle procure più importanti d'Italia, fornendo un'immagine imbarazzante. Un contentino, utile a rimandare a tempo indeterminato una pronuncia reale sulla vicenda, in attesa che Bruti Liberati vada in pensione, il dicembre prossimo, e che tutto finisca tristemente nel dimenticatoio.

 

 


Aggiungi commento