Con l'approvazione del bando di gara europeo che permetterà ad Ama di trasferire 350mila tonnellate di rifiuti all'estero nel solo 2013, il disastro gestionale sui rifiuti di Roma è al suo apice storico: nonostante i proclami del sindaco, il quale ha spiegato che "con questi provvedimenti l'emergenza non c'è", è evidente che questa soluzione rappresenta la certificazione del baratro in cui la Regione Lazio ed il Comune di Roma hanno trascinato la città.
Un disastro innanzitutto politico, che prende corpo nelle parole del sindaco Alemanno quando spiega che "mandare i rifiuti all'estero è una garanzia per non avere più rifiuti tal quali che circolano in regione, affinché non ci sia la preoccupazione di avere rifiuti tal quali conferiti nei siti provvisori e definitivi".
Parole che, in un tentativo di far passare un duro bastone per una succulenta carota, non corrispondono alla realtà di Roma: "anche per le tariffe dei rifiuti c'è prospettiva di progressiva riduzione" ha concluso il sindaco, negando gli aumenti della Ta.Ri. (che pure sono previsti da Ama), come già è successo nel precedente napoletano.
Roma, che per quasi 40 anni ha smaltito i rifiuti nella fogna a cielo aperto di Malagrotta, modalità caratterizzata da procedure d'infrazione e multe dall'Ue per le inadempienze ambientali, vorrebbe oggi risolvere il problema dei rifiuti, che dall' 1 gennaio dovranno necessariamente trovare altra sede (pena l'ennesima multa milionaria, che comunque non sarebbe scongiurata), esportandone una parte all'estero e smaltendone una frazione "in casa" tramite i sottoutilizzati impianti di Tmb (mai portati a regime quelli di Cerroni, spenti o malfunzionanti quelli di Ama).
Un disastro economico, perchè la "garanzia" di Alemanno impoverisce la città: "La spesa complessiva massima presunta di euro 100 milioni e 800mila" fino al 2014, ha chiarito il Cda di Ama, è solo la spesa per la gestione, cui andranno sommate le procedure d'infrazione Ue, le multe su Malagrotta, eventuali multe derivanti dal fatto che l'esportazione non è una pratica prevista dalle normative Ue, i costi delle bonifiche e eventuali penali per il mancato rispetto dei contratti con il privato Co.La.Ri..
Fondi che avrebbero potuto essere spesi per la raccolta differenziata: da quando Alemanno è sindaco la percentuale di differenziata è cresciuta, in media, di meno del 2%; Veltroni e Rutelli non fecero meglio, a dimostrazione che è tutto lo scibile partitocratico ad essere gravemente responsabile delle condizioni attuali di degrado pubblico ed istituzionale romano.
Un disastro ambientale, se si considera che le ultime indagini epidemiologiche effettuate nella zona adiacente alla discarica di Malagrotta mostrano un quadro sanitario preoccupante derivante dal grave stato di compromissione ambientale in cui versa il territorio da decenni, che potrebbe aggravarsi ulteriormente qualora si proseguisse con l'opzione Monti dell'Ortaccio (inizialmente caldeggiata dalla Regione e dal Comune, che oggi nega).
L'assenza di controlli sugli studi effettuati (che, spiega il commissario straordinario Sottile, "non mi compete, è compito della magistratura") e l'assenza di un vero piano di raccolta differenziata negano quelle minime garanzie alla cittadinanza di tutta Roma.
Un disastro, in ultimo, istituzionale: la Regione Lazio infatti non è dotata dei cosiddetti impianti Stir, che servono a confezionare i rifiuti da spedire all'estero; per poterli inviare agli inceneritori esteri sarà dunque necessario costruirli (con tempi lunghi e, sopratutto, costi inutili) o, in alternativa, chiedere al vicino aiuto: spedire i rifiuti da Roma verso, ad esempio, gli Stir campani per poi riportarli indietro e imbarcarli sulle navi è una soluzione "a garanzia" solo delle ecomafie (come tra l'altro evidenziato dalla Commissione parlamentare d'inchiesta presieduta da Gaetano Pecorella).
Alemanno ha spiegato le mire imprenditoriali del Comune nel settore dei rifiuti: Ama socio di maggioranza nel settore dello smaltimento dei rifiuti, nel quale far entrare anche privati ma togliendo il regime di monopolio a Cerroni. E qui, con un po' di malizia, troviamo forse la spiegazione del perchè investire sulle navi della monnezza piuttosto che sulla differenziata.
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