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12/10/24 ore

Rifiuti, una vergogna tutta italiana


  • Andrea Spinelli Barrile

Sui rifiuti il nostro Paese sta dimostrando molta più vicinanza alla sponda opposta del Mediterraneo che non al Continente: la soluzione romana sul "modello Napoli" ne è solo l'ultima, emblematica, dimostrazione. E' vergognoso il sistema rifiuti in Italia, è vergognosa la mentalità corrente, facilona e pressapochista, sono vergognose le amministrazioni incapaci di incardinare un minimo sistema di raccolta differenziata e di riciclo.

 

Una situazione che sta trasformando il Belpaese in una megadiscarica a cielo aperto, uno slum enorme che da nord a sud spreca letteralmente milioni di tonnellate di risorse economiche sotto forma di rifiuti. L'Italia getta in discarica, ogni anno, oltre il 50% dei rifiuti che produce, una percentuale quasi accettabile se il restante venisse impiegato come una risorsa, frazionabile e recuperabile in ogni parte, ma non è così: questa viene bruciata, esportata in paesi terzi (che ci guadagnano) o, semplicemente, svanisce nel nulla (anche qui, le lacune del sistema rifiuti non solo agevolano, ma incentivano imprenditori ed ecomafie ad accordarsi sullo smaltimento).

 

Sono i dati a parlare chiaramente: l'Europa, ad esempio, chiede a Roma di arrivare a differenziare il 60-65% dei rifiuti entro il 31 dicembre 2012 ma la Capitale arriverà, forse, al 27-30%. L'Europa chiede che ogni amministrazione locale sia responsabile della raccolta e dello smaltimento nel territorio dei rifiuti prodotti dal territorio, ma realtà come la Provincia di Napoli, quella di Roma, Parma e della Regione Valle d'Aosta, sono emblematiche di come piacciano molto le soluzioni "di comodo".

 

L'Europa chiede differenziata puntuale porta a porta ma basta passeggiare per le strade di una qualunque città calabrese, pugliese, lucana, siciliana, campana, laziale per capire che la differenziata non interessa a nessuno (e chissà perchè). L'Italia, un Paese in stato d'emergenza, un Paese in fermento permanente per quel "golpe democratico" mai giunto, dalle contraddizioni inconciliabili, non riesce a interpretare i rifiuti che come un problema.

 

La Germania discarica il 3% dei rifiuti urbani che produce, il resto diviene denaro sonante. In Italia la classe politica, a più livelli, lascia al Paese un'eredità pesante da riscuotere: la faciloneria con cui le amministrazioni pubbliche hanno affrontato negli anni le varie emergenze venutesi a creare (ad ogni emergenza corrispondono indagini infinite della magistratura, come nel caso Napoli o nel caso Roma) ha portato a casi in cui è dimostrata la connivenza di alcune pubbliche amministrazioni con l'unica parte della società italiana in grado di lucrare sui rifiuti: la mafia.

 

Quella stessa mafia che oggi stappa champagne guardando l'emergenza di Roma ingrandirsi (e che trova l'unica soluzione nel trafficare i rifiuti per lo Stivale e in Europa), quella di Napoli riaffacciarsi sul Golfo (le regioni Emilia Romagna e Lombardia hanno recentemente espresso parere negativo ad accogliere i rifiuti partenopei nei propri inceneritori), e le inadempienze delle pubbliche amministrazioni valdostane che, incapaci di avviare un sistema di differenziata, hanno visto bocciare, dal primo referendum propositivo della storia d'Italia, l'unico (criminogeno) progetto per evitare di affogare la Valle.

 

La Valle d'Aosta dovrà ora, presumibilmente, esportare anch'essa i propri rifiuti, così come probabilmente dovrà fare la Parma a cinque stelle: il mantenimento delle promesse elettorali di Pizzarotti verrà infatti garantito e Parma non brucerà i rifiuti nell'inceneritore in costruzione in città, che verrà comunque ultimato (la competenza è della Provincia) e brucerà comunque i rifiuti di altri (non eliminando dunque il problema sanitario ed ambientale per i parmigiani).

 

L'unica azione che la politica potrebbe attuare in questo momento è quella di premere sul governo e sul Ministero dell'Ambiente per la messa a punto e l'avvio definitivo del sistema di tracciatura Sistri, che avrebbe dovuto essere pronto già più di un anno fa ma che, a pochi giorni dall'avvio, è stato bloccato da pretestuose polemiche con gli enti locali; responsabilità che necessariamente conducono l'Italia nelle mani della criminalità organizzata, che sfrutta le opportunità concesse dalla mala-amministrazione.


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