Vincitore della Palma d’Oro al Festival di Cannes 2017, “The Square”,il filmdi RubenӦstlund, è ambientato a Stoccolma dove Christian(CaesBang), curatore del Museo di Arte Contemporanea, sta preparando con la sua squadra l’istallazione di una nuova opera The Square: un quadrato all’interno del quale una frase definisce quello spazio circoscritto, come “un santuario di fiducia e altruismo” in cui tutti hanno uguali diritti e doveri.
Divorziato e padre affettuoso di due bimbe, prestante, colto, sostenitore di giuste cause, Christian reagisce tuttavia in modo imprevedibile quando all’uscita dal museo gli rubano smartphone e portafogli con un trucco che scuote la sua fiducia negli altri, dimostrando in tal modo quanto sia difficile mettere in pratica sbandierati ideali.
Seguendo il segnale satellitare proveniente dal suo cellulare, egli localizza l’enorme palazzo di una zona a rischio in cui abitano i ladri e, per smascherarli e recuperare la refurtiva, decide di imbucare lettere minatorie nelle porte di tutti gli inquilini. L'escamotage funziona, ma un ragazzino accusato per il furto e poi punito dai genitori, reagisce con rabbia contro Christian scatenando una serie di eventi a catena che come tanti pezzi di un puzzle alla fine forniranno un quadro drammatico di vari aspetti dell’attuale società, osservata dal regista con ironia e sarcasmo.
Tante sono le riflessioni e le domande provocatorie sollecitate dal film. Abbiamo dunque perso la fiducia negli altri? Centinaia di poveri invadono le nostre città, ma nessuno si ferma a guardarli, nessuno ha una monetina da donare perfino nella civile Svezia. Siamo diventati insensibili, disumani ed egoisti? Siamo tutti pietrificati dalla paura, come quei commensali che nel film ad un pranzo di gala di fronte all’irruzione di un violento uomo scimmia (Terry Notary), restano immobili e non aiutano chi è in pericolo?
Oppure siamo addirittura simili alla scimmia che si aggira nella casa di Anne, la giornalista (Elizabeth Moss) che fa sesso occasionale con Christian e poi l’accusa di essere un maschilista superficiale? E l’arte contemporanea è vera arte, oppure mera speculazione affaristica senza senso, né qualità? Infine, come definire la pubblicità che per colpire la gente mostra l’immagine di una bambina bionda che esplode proprio al centro del suddetto “Quadrato”?
In una dettagliata intervista rilasciata a Cannes, il regista ha affermato che in un suo precedente film, Forza maggiore, aveva già affrontato gli stessi temi scaturiti dall’osservazione della realtà, come ad esempio “ il primo centro residenziale svedese ad accesso riservato ai soli proprietari, gruppi sociali privilegiati che evitano le contaminazioni con i meno fortunati, ma anche simbolo di società europee sempre più individualiste che incrementando il divario tra ricchi e poveri. Un tempo, la Svezia era rinomata per essere la società più egualitaria del mondo ma oggi non è più così: disoccupazione e paura della crisi hanno spinto gli individui a diffidare dalla stato e a rinchiudersi in loro stessi”.
Continua poi citando esperimenti di psicologia sociale“sull’apatia dello spettatore”, fenomeno in cui gli individui non tendono a offrire aiuto a una vittima e la probabilità di aiuto diventa inversamente proporzionale al numero degli spettatori a causa della cosiddetta “diffusione di responsabilità a livello collettivo che annulla la responsabilità individuale”.
Racconta quindiche nel 2014 con l'aiuto del prof. Kalle Boman, creò un'installazione artistica denominata “La Piazza", al Vandalorum Museum, in cui si presentavano situazioni al limite per testare le reazioni delle persone che potevano di scegliere tra due porte simbolo di "ho fiducia nella gente" e di "non ho fiducia nella gente". Anche “Il quadrato” nell’attuale film, mette in rilievo che all’esterno di esso nella realtà ci si deve confrontare con le debolezze della natura umana e con le difficoltà di comportamento di fronte all’accettazione di valori condivisi.
Film interessante che si avvale di un buon cast, nonché della sceneggiatura del regista stesso, della fotografia di F. Wenzel e di una bella colonna sonora che sottolinea i vari momenti di una storia raccontata con intelligenza e sottile ironia
Giovanna D’Arbitrio