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17/11/24 ore

Cinque SI per guarire la giustizia: Diario politico sui referendum di Luigi O. Rintallo



Votare SI ai cinque referendum del 12 giugno 2022 è nell’interesse di tutti, perché significa lanciare un grido collettivo per pretendere finalmente una giustizia che funzioni.

 

La contro-produttività del “servizio giustizia” non si consuma solo negli archivi polverosi dove giacciono per anni le cause, o nelle vite distrutte degli imputati stritolati dagli errori giudiziari o dai teoremi accusatori campati in aria. Ha ripercussioni nella vita quotidiana.

 

Succede quando le opere di utilità pubblica non si fanno perché chi deve decidere teme di incorrere in qualche accusa temeraria; succede quando la libera iniziativa e il mercato sono sabotati da inchieste prive di giustificazione reale, la cui unica ragione è nell’attacco strumentale; succede quando i miti e onesti rinunciano a far valere i loro diritti, perché sarebbe inutile attendersi rimedio.

 

La giustizia negata lascia ferite profonde nel corpo della società e, nell’Italia di oggi, non c’è persona che non ne abbia esperienza diretta. Sono ferite che hanno deturpato la stessa convivenza sociale e che dipendono da un ordine giudiziario deviato dal suo alveo costituzionale, perché spesso mutato in potere arbitrario esercitato con sacche di pregiudizio e incompetenza non tollerabili.

 

Dagli articoli qui raccolti (con introduzione di Giuseppe Rippa) ed usciti sul sito di «Agenzia Radicale», emerge come i referendum siano una straordinaria occasione per richiedere una inversione di rotta.

 

Un’occasione da cogliere anche per i magistrati e gli avvocati che intendono finalmente scrollarsi di dosso i gravami di una gestione contrassegnata da un marchio di oggettiva inadeguatezza, se non nocività per l’intero Paese.

 

Con cinque SI si innesta un cambiamento virtuoso, capace di ridare dignità alla giustizia e agibilità politica ai riformatori.

 

 

 

Cinque SI

per guarire la giustizia 

Diario politico sui referendum

 

di Luigi Oreste Rintallo

 

introduzione di Giuseppe Rippa

 

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