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22/12/24 ore

Testa alta, e avanti, di Gaia Tortora. Un clamoroso caso di malagiustizia


  • Giovanna D'Arbitrio

Quaranta anni fa uno dei più noti personaggi televisivi dell’epoca, Enzo Tortora, venne arrestato con l'accusa di essere un camorrista e uno spacciatore nel periodo in cui il pentitismo di malavitosi influenzò purtroppo alcuni magistrati. Dopo tre anni fu dimostrato che tale accusa era falsa, ma in quei tre anni vennero distrutti non solo la sua carriera e la sua vita privata, ma anche quella di tutta la sua famiglia. Ne ricostruisce le dolorose conseguenze la figlia, Gaia Tortora, nel suo libro “Testa alta, e avanti, storia della mia famiglia”(Ed. Mondadori).

 

Nel risvolto anteriore di copertina si legge quanto segue: “Roma, 17 giugno 1983. Gaia, quattordici anni, esce di casa di primo mattino con lo zaino in spalla. È il giorno del suo esame di terza media. Procede spedita verso la scuola e non sa che, poche ore prima, le forze dell'ordine hanno fatto irruzione in una camera dell'Hotel Plaza e arrestato suo padre per associazione camorristica e traffico di droga. Quando la televisione lo ritrae all'uscita del commissariato, stretto tra due carabinieri, le manette bene in vista, Gaia smette di parlare. Le immagini, invece, non si fermano: fanno il giro di tutte le prime pagine e dei telegiornali. Perché suo padre è Enzo Tortora, uno dei più famosi presentatori della televisione italiana, noto per i modi eleganti, la vasta cultura, un'integrità intellettuale esemplare. In poche ore (e per mesi) Tortora diventa l'oggetto di una violenta gogna mediatica: il coro di intellettuali e giornalisti è quasi unanime, grida «colpevole». 

 

Inizia così uno dei più clamorosi casi di malagiustizia del nostro paese, ma anche un calvario umano che durerà anni, deviando il corso delle vite di tutte le persone coinvolte. In questo libro Gaia Tortora racconta la sua storia, nella consapevolezza che non sia solo sua: ogni giorno tre innocenti finiscono in carcere per errore, più di mille cittadini l'anno. E i media continuano a comportarsi come fecero con suo padre: titoloni per additare i presunti colpevoli e, quando va bene, trafiletti seppelliti nelle ultime pagine a segnalare l'assoluzione, il proscioglimento, l'errore giudiziario. Condividere il proprio intimo dolore, allora, diventa un modo per combattere contro l'ingiustizia, per impedire che tutto ciò si possa ripetere. E andare avanti, come le diceva suo padre, a testa alta

 

Impossibile dimenticare un personaggio come Enzo Tortora, colto, ironico, grande professionista, raffinato precursore di nuovi e indimenticabili programmi: il suo debutto in televisione arrivò nel 1956 in Primo applauso, con Silvana Pampanini, poi Telematch, Campanile sera con Mike Bongiorno, La domenica sportiva, Accendiamo la lampada co R. Carrà e infine Portobello, programma di grande successo che fece registrare più di 26 milioni di telespettatori.

 

Il libro di Gaia Tortora oltre a ricordare tale percorso, si focalizza soprattutto sul suo dramma intimo, quando a 14 anni si ritrovò a dover affrontare la gogna mediatica che colpì non solo il padre, ma tutta la famiglia. Molto significativo e toccante ciò che scrive nel suo libro: “ Il dolore non va via mai. Ѐ come mi fosse stato impiantato un apposito organo interno. Non ne ho percezione se non quando sento pronunciare a sproposito il nome di mio padre (…)allora l’organo- dolore si risveglia e comincia a pulsare. Il male che sento è identico a quello di allora “(pag.11) 

 

Il libro è stato presentato lo scorso 22 giugno, presso il locale “Essenza Verde” di Roma, in un incontro organizzato dall’Associazione Amici di Quaderni Radicali: con l’autrice, al dibattito hanno partecipato, la vicedirettrice del TG1 Grazia Graziadei, l’editorialista del Corriere della Sera Ernesto Galli della Loggia, il direttore di Quaderni Radicali ed Agenzia Radicale Giuseppe Rippa e l’avvocato Fabio Viglione, che hanno discusso a lungo sulla persecuzione giudiziaria subita da Enzo Tortora nel 1983, un clamoroso caso di errore giudiziario dal quale nel 1987 ebbe origine la campagna radicale per la “giustizia giusta” e il referendum sulla responsabilità civile dei magistrati. E quanto accaduto ad Enzo Tortora quarant’anni fa continua ad essere un monito per tutti noi.  

 

Gaia Tortora, giornalista e conduttrice televisiva italiana, ha esordito nella redazione di Teleroma 56, per poi collaborare con altre emittenti. Dal 2005 ha condotto insieme ad Andrea Pancani, Omnibus su La7. Dal 2010 è stata conduttrice anche della fascia serale del telegiornale, diventando vicedirettrice. Ha due figlie Beatrice e Costanza.

 

Ecco laudiovideo della presentazione su Radio Radicale.

 

 


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