Nato a Milano nel 1924 da Sabatino, noto commediografo e critico letterario e Sisa Tabet, Guido Lopez fu una figura eclettica: scrittore e giornalista, collaboratore di Repubblica, Il Giorno e presidente dell’Università Popolare di Milano.
In occasione del centenario della sua nascita, la casa editrice Ugo Mursia ha pubblicato un piccolo volume contenente alcuni dei suoi lavori: un inedito racconto allegorico, due recensioni, una del Diario di Anna Frank scritta nel 1954 per l’”Eco della educazione ebraica” e l’altra de “Il Sistema periodico” di Primo Levi, infine due intensi, seppur brevi, carteggi che Lopez tenne rispettivamente con Primo Levi e Edith Bruck.
L’iniziativa potrebbe sembrare semplicemente commemorativa e di carattere prevalentemente storico, magari rivolta ad una cerchia piuttosto ristretta di persone già interessate a questi argomenti, ma in realtà non è così.
Soprattutto quella che potrebbe essere definita quasi una fiaba ha la qualità di essere molto attuale, specialmente se si considerano i pesanti rigurgiti che sono purtroppo riemersi violentemente in questi ultimi tempi.
Fàlfal (da cui prende il titolo il libro) sembra sia stato scritto nel 1967 dopo la Guerra dei sei giorni, quando gran parte della sinistra italiana ed europea abbandonò ufficialmente il sostegno ad Israele per appoggiare le dittature e il terrorismo arabi.
Il ‘“Paese del Re” era l’unico posto al mondo dove non erano mai apparse scritte antisemite: “Persino in Israele – disse – persino a casa loro. E persino in Nicaragua – continuò il Ministro – dove al contrario ne trovi uno su 10.000. E negli Stati Uniti, dove sono così numerosi. E così potenti” concluse, a voce più bassa.
“Dappertutto – assentì il generale, Ministro della Guerra – ovunque meno che da noi”’. Una notte, però, compare una svastica e la dicitura “morte ai giudei” proprio sotto il balcone del Ministro dell’Istruzione.
Facile immaginare lo scompiglio che causa un simile evento! Viene quindi urgentemente formata una commissione incaricata di “cancellare il ricordo dell’insulto”, dimostrare solidarietà e “fornire pubblica e lampante prova” dell’amore dell’intero paese per “questa razza… ossia no, per questa stirpe, o meglio per questo popolo, insomma, per questa religione così ingiustamente perseguitata”.
È composta dal presidente della Corte d’Assise, da due rappresentanti del clero, dalla presidentessa dell’AMI (Associazione Maternità e Infanzia), dai segretari dei sei partiti della Camera, nonché da personalità dell’arte, della cultura e delle associazioni nazionali per i diritti dell’uomo.
Naturalmente, il ministro Fàlfal ne è il Presidente.
La novella, molto breve e scorrevole, ha qualche semplice elemento didattico individuabile nei dialoghi dai tratti delicati e talvolta ironici, come si può dedurre dalle brevi citazioni appena riportate.
Anche il carteggio con Primo Levi - che inizia con toni cauti e formali e che passa gradualmente ad uno stile più familiare e intimo - presenta elementi quasi preveggenti. Nel 1985, infatti, il Lopez scrive: “E quanto riconosca anch’io nel nostro tempo un’epoca ‘piena di pericoli e di problemi, ma non noiosa’ (…) poiché temo che i nostri posteri saranno schiacciati dalle conseguenze dei nostri progressi tecnologici, e noi invece siamo arrivati in tempo a goderceli”.
Nel libro sono infine presenti alcuni disegni del figlio Fabio Lopez, anch’essi caratterizzati sempre da tratti leggeri ed ironici.
La raccolta è avvenuta grazie al contributo di Alberto Cavaglion, autore di gran parte dei commenti ai testi.
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