L’installazione dell’artista romano Gian Maria Tosatti a Piazza Dante a Napoli è la seconda del suo Progetto biennale Sette Stagioni dello Spirito dal titolo "2_ Estate". Progetto promosso e sostenuto dalla Fondazione Morra con il Matronato della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, a cura di Eugenio Viola.
Io abito a piazza Dante e tutti i giorni passo davanti a quell’imponente edificio ormai chiuso da anni ed ignorato dai più. L’ex Anagrafe Comunale, la più antica d’Italia, risalente al 1809.
Entro nel portone e il buio e la decadenza mi assalgono. Fuori rumori e voci, dentro silenzio assoluto. Solitudine. E già il fatto che per vedere l’installazione si sale uno alla volta, ti porta in una dimensione onirica dove il tempo non esiste, si ferma. Sei solo. Sali a piedi i tre piani del grande scalone sporco e abbandonato e scendi giù in te stesso: un viaggio nelle tue sensazioni ed emozioni e contemporaneamente un viaggio a ritroso nel tempo. Rivivere, ricordare.
Dove inizia e finisce la mano dell’artista? Dove la realtà di quello che fu si palesa? Non puoi capirlo.
Le ampie e numerose stanze polverose, illuminate solo dal sole napoletano del pomeriggio, i bui corridoi … contrasti di luce ed ombre. Mi torna alla mente "Questi fantasmi" di Eduardo. Muri incrostati e soffitti pendenti. Le vecchie scrivanie ricoperte di atti, di certificati di gente che ha vissuto. Nomi scritti ad inchiostro nei grossi libroni dell’archivio. Grossi e numerosi libri in parte a terra, in parte sugli scaffali. Le cose che ti parlano della vita degli uomini, dei loro affanni, dei loro sentimenti, dei loro affetti: nascite, matrimoni, morti, su uno c’è scritto "renitenti alla leva", su un altro, un certificato di malattia, "reflusso gastro-esofageo". La Vita… bellissima ed effimera. La storia di uno la storia di tutti.
Ti immagini le stanze un tempo piene di un andirivieni incessante di gente, gli impiegati che si adoperano a scrivere col pennino i certificati. E’ il corpo che non c’è più ma c’è tutto il resto, tanto. E’ la Morte che si fa Storia. La dignità umana nei piccoli gesti: bere il caffè lasciando il bicchierino sul tavolo, temperare una matita, scrivere nei libroni, togliersi il camice e appenderlo al muro. Per sempre. Una Pompei umana. Su una parete un manifesto su cui c’è scritto "Referendum 18 aprile 1999".
Tutto lì è immobile eppur Vivo!
Archeologia, restauro, installazione artistica? Non puoi dirlo.
Una riflessione sull’ Impermanenza!
E' possibile visitarla gratuitamente per tutto il mese di luglio dal martedì alla domenica dalle ore 15 alle 19.
Claudia Del Vento
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