Mi stavo perdendo la mostra di Enzo Barchi a cui tenevo tanto perché confuso dai tanti appuntamenti tipici dei giorni prefestivi che portano al nuovo anno. Così a ridosso del giorno di Natale finalmente approdo alla Porta Blu Art Gallery dove inizio la visita a “Sat – asat” , mostra di scultura.
Sarà la vicinanza del Natale, come ho già detto, sarà il fatto che questa mostra si svolge in una sala che ha un accesso simile ad una grotta, ho avuto una particolare sensazione, già avvertivo un mutamento e tutto quello che voleva dire Enzo Barchi e l’interessantissimo testo critico del professore Francesco Gallo Mazzeo mi è come svanito.
Asat_ksharam , asat-ksharAya namah! Così gli impasti di creta che vedevo nelle altre sale della Porta Blu dove sono i corsi di scultura che danno accesso alla mostra mi hanno fatto pensare alla creazione e di conseguenza alla nascita.
Una installazione che coinvolge l’ambiente scenico in cui è collocata, un pavimento cosparso di creta, come dipinto, un fondo dal quale emergono le sculture di Enzo Barchi, figure di eco primitivo che evocano la nascita, la creazione, per l’appunto, della concezione della massa, del volume, della forma.
La ricerca dell’entità corporea nella sua essenza, la vera essenza, la natura che quando è compiuta è dura, è di pietra, forte come una scultura, la scultura come immutabilità, lo spirito universale.
Permanente – impermalente, verità, falsità, prova l’abilità della mente nel discernimento: quattro figure umane, tre erette, una distesa; plasmano lo spazio circostante anch’esso pregno della stessa materia che li costituisce, come se fosse sorto da terra, germogli di verità?
Ti trovi nella sala dell’installazione e per effetto visivo alimenti la capacità di fare la distinzione tra l’imminente rito corrente che viene annunciato, dalla festa ormai prossima che si sta per celebrare e quello che hai davanti gli occhi. Dove è la creazione, la nascita, il mutamento dal nulla.
Sat e asat e mithyatva, sat e asat viveka buddhi, sat e asat viveka guru, arriva, è annunciato, il messaggero di Dio.
Le figure si mutuano nella ricerca del concetto di verità e sono vicino al ‘rishi’, il saggio-veggente che oltre a intuire ed accogliere la Rivelazione nel suo cuore, vuole trasmettere ad altri il sapere che da essa deriva. Non ho più bisogno di guardare, di assistere, ho avuto quello che necessitavo.
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