Centodieci opere articolate in nove sezioni che prendono il nome dalla collezione di provenienza per raccontare la storia del movimento italiano più importante dell’800, proprio perché seppe praticare una rottura con il passato, capacità che invece viene riconosciuta all’impressionismo sorta vent’anni dopo. Corrente artistica in opposizione al romanticismo e al purismo accademico fondata su un realismo sintetico realizzato a macchie di colore che accentuavano il chiaro scuro.
Esposizione articolata in nove sezioni che prendono il nome dalla collezione di provenienza con un andamento non cronologico di cui sono segnalate per importanza dai curatori : Il Ponte Vecchio a Firenze (1879) di Telemaco Signorini - fortunosamente recuperato da Borgiotti sul mercato inglese: un capolavoro non più visto da decenni -, Il giubbetto rosso (1895 ca.) di Federico Zandomeneghi, Marcatura dei cavalli in Maremma(1887) e Ciociara (Ritratto di Amalia Nollemberg) di Giovanni Fattori, Place de la Concorde e Campo di nevedi Giuseppe De Nittis, accanto al Ritratto della figlia Alaide (1875 circa) di Cristiano Banti, Cucitrici di camicie rosse (1863) di Odoardo Borrani, Sforni in veranda che legge (1913) e il Ritratto della moglie Isa (1902) di Oscar Ghiglia, opere senza dubbio importanti ma che non danno in maniera evidente l’idea dell’impegno politico, come Le Vedette (1863-1865) di Fattori, Silvestro Lega (Bersaglieri che conducono prigionieri, 1861, Ritratto di Giuseppe Garibaldi, 1861 e altre opere che narravano le battaglie vissute da quella generazione passata alla storia come i giovani del ’48.
Più o meno tutti coinvolti nelle più sanguinose battaglie risorgimentali: Serafino De Tivoli volontario nel ‘48 alla difesa di Roma; Signorini (Artiglieria toscana a Montechiaro, 1860), che sarà volontario nella II° guerra d’Indipendenza; a Ferdinando Buonamici (Caserma di Modena con i volontari della V° Batteria Toscana, 1859), anch’egli volontario con la V° Batteria Toscana II° guerra d’Indipendenza; a Giuseppe Abbati, che nel ’60 è volontario nella spedizione dei Mille (perderà un occhio nella battaglia di Capua), nel ’62 parteciperà alla spedizione in Aspromonte e, nel ’66, alla III° guerra d’Indipendenza (fatto prigioniero a Custoza verrà detenuto in Croazia); a Silvestro Lega volontario nella I° Guerra d’Indipendenza; a Michele Tedesco al seguito delle imprese di Garibaldi; a Saverio Altamura moti risorgimentali del ’48 e a Raffaello Sernesi, che muore a soli 28 anni nella II° guerra d’Indipendenza ecc. ecc.
L’Italia ha una concezione culturale anomala e lo conferma il ruolo che non hanno dato ai Macchiaioli nella storia dell’arte, questo perché si collocavano nel periodo risorgimentale e dargli la rilevanza dovuta equivarrebbe all’esaltazione della nostra discendenza liberale, intendo quella di Cavour, Mazzini ecc.
Infatti i Macchiaioli non corrispondono all’interpretazione gramsciana della storia e di fatto la loro importanza viene sottostimata per non rappresentare un ostacolo alla politica antiliberale che si è affermate dal fascismo in poi. Una spiccata continuità che trova più sponda nell’attuale antifascismo che protendendosi ad oltranza verso l’ antipatriottismo e l’antinazionalismo tende ad escludere, a mio avviso con l’accetta, le componenti culturali scomode.
Quello che viene sottaciuto è che la nostra storia è una tra le più belle che si sono avute al mondo proprio perché fatta principalmente dal fior fiore della gioventù più evoluta e colta di quel tempo tutta schierata in prima linea per l’unità d’Italia: di ciò erano i macchiaioli del Granducato di Toscana i più importanti narratori. Un fenomeno storico che ha pochi casi simili, una guerra civile che ebbe l’apporto internazionale di tanti rivoluzionari ma che non erano hegeliani, quindi, per come viene studiata la storia adesso sono da essere poco considerati. L’avanguardia, come la intendono i nostri storici, deve essere solo quella collegabile ai padri fondatori del materialismo storico, tutti gli altri non esistono perché sono reazionari e se erano reazionari quelli che combattevano contro i regimi reazionari la storia si fa difficile,concezione che nella vulgata assume aspetti folcloristici come i nasi rotti ai mezzi busti del Pincio ecc.
Tornando alla mostra notiamo che i collezionisti principali, per fortuna ce ne furono anche altri, non sono altro che due giovani generosi, Cristiano Banti e Diego Martelli, che aprirono le loro case di campagna per dare vitto e alloggio a degli artisti emarginati dalle accademie e dal mercato di quel tempo per le loro idee estremiste con l’intento di offrirgli la possibilità di dipingere. Non a caso gran parte dei paesaggi appartengono alle aree circostanti le due rispettive case relativamente vicine, una a Piagentina e l’altra a Castiglioncello.
Ho voluto sottolineare questo aspetto per far capire quanto era debole la condizione in cui si trovò questo movimento, debolezza che pagherà costantemente sotto il marchio di provincialismo. Viene considerato provinciale la Firenze del Granducato di Toscana e il caffè Michelangelo che stava vicino l’Accademia dove si incontravano i primi macchiaioli. Caffè che era una tappa d’obbligo internazionale degli artisti di quel tempo e anche meta del Gran Tour che allora vedeva impegnate tutte le figure di spicco della cultura mondiale, precari che viaggiavano senza borse di studio, Erasmus o sovvenzioni per la ricerca. Parimenti è possibile cogliere l’aderenza al vero dei macchiaioli e il naturalismo dei letterati toscani, massimo tra tutti Renato Fucini, anch’essi ritenuti minori. Un mondo che adesso risulta inconcepibile e strano ma che non a caso produceva dei movimenti la cui carica innovativa era di proporzioni storiche.
Mostra di pittura realizzata con il Patrocinio dell’Assessorato Cultura e Turismo del Comune di Roma, curata da Francesca Dini è prodotta e organizzata da Dart - Chiostro del Bramante e Arthemisia Group. La mostra vede come sponsor Generali Italiae e di AAMS. Il catalogo, con i saggi di Luciano Alberti, Silvio Balloni, Zeffiro Ciuffoletti, Nicoletta Colombo e Daniela Magnetti e le schede di Silvestra Bietoletti e Rossella Campana, è edito dalla Silvana Editoriale, Skira. L’evento è consigliato da Sky Arte HD.
“I Macchiaioli. Le collezioni svelate”
Chiostro del Bramante
Roma
dal 16 marzo 2016 al 4 settembre 2016
é uscito il N° 118 di Quaderni Radicali "EUROPA punto e a capo" Anno 47° Speciale Maggio 2024 |
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