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23/12/24 ore

T’ODI di Bruno Ceccobelli. Motore universale di Auro e Celso Ceccobelli. Mostre al Todi Festival 2018


  • Giovanni Lauricella

Mettersi di fronte ad un personaggio dell’arte ingombrante come Bruno Ceccobelli, il cui ingombro fisico coincide con quello professionale, cercando di definirlo o di spiegare le sue opere è praticamente impossibile a meno che non hai la pazienza e la spregiudicatezza che ha avuto Daniela Lancioni che si è tuffata nella presentazione del catalogo di questa grande mostra a Todi rischiando di commettere errori fuorvianti.

 

Dico questo perché attitudini di tipo mistico rivelate in una simbologia alquanto complessa se non criptica avvolta da mistero e da excursus filosofici di alto profilo, non sono facili da districare nonostante siano opere sostanzialmente figurative neoespressioniste, più “comprensibili” rispetto all’astratto o al concettuale.

 

Sembra che Bruno Ceccobelli sia uno di quegli artisti che non volendo dar vita facile ai critici si diverta a escogitare tecniche rappresentative tra le più inarrivabili possibili, l’esatto contrario di un artista Pop o di uno street artista che ultimamente va molto di moda.

 

La giusta dimensione che avrebbe il visitatore entrando nell’ampissimo spazio espositivo della Sala delle Pietre al Palazzo del Popolo di Todi è di lasciarsi alle spalle le traversie della vita mondana per cercare di assimilare la mega installazione site-specific T’ODI, “ti ascolti”, nella loro particolare disposizione in un luogo che offre una suggestione incredibile. L’effetto è come se si entrasse in una dimensione meditativa stimolata dalle trenta grandi opere, che ripercorrono tutta la sua produzione, disposte su un letto di sabbia di un piano inferiore a quello del visitatore, piani differenti di un'unica grande sala.

 


 

Vederle dall’alto offre la sensazione dell’uno e dell’insieme …. , del confronto e della sola risposta possibile … , dell’uno nella grande dimensione formata da altrettante medesime componenti e via discorrendo … icone e forme arcaiche che emergono dalla sabbia, dalla terra madre a rappresentare un ipotetico residuo archeologico nelle nostre menti che rimanda ai motivi della discendenza o della tradizione sentiti come reconditi o inspiegabili.

 

Nella galleria Bibo's, sempre a Todi in contemporanea alla mastodontica antologica “T’ODI”, Bruno Ceccobelli si ripropone in  “Primo segno”,  una selezione di tele, carte e tavole realizzate tra il 1981 e il 1986. Ma non è tutto perché con i suoi figli Arturo e Celso hanno fatto il manifesto del festival, figli che sono anche loro impegnati in una mostra allestita nel poco distante Nido dell’Aquila dal titolo “Motore Universale”.

 

 

Auro e Celso non tradiscono la discendenza e si prodigano in una provocatoria rivisitazione del consumismo contemporaneo in chiave già archeologica. Irriverente serie di prodotti tecnologici riproposti come lontani archetipi riscoperti e per tanto rieditati come paradossali emblemi della nostra società che Mario Diacono ben descrive nel catalogo come post-apocalittiche/post-apolitiche, una visione ideale d’interazione tra il “teatro di macchine” e la natura.

 

Sculture performative di eco teatrale spesso interpretate dalla presenza degli stessi autori come si vedono nelle foto del catalogo.

 

 

Non si poteva offrire di meglio da parte di questi tre artisti tudertini per il battesimo l’edizione 2018 di Todi Festival che da anni riesce con successo a essere riferimento culturale internazionale per volontà e impegno dell’associazione ‘Todi per l’Arte’ il cui Presidente Giuseppe Cerasa spiega: “Questo nostro progetto ha già visto la realizzazione di una serie di mostre di artisti protagonisti del panorama artistico nazionale e internazionale”.

 

Citiamo: Roberto Bernardi e Raphaella Spence, Piero Pizzi Cannella e Rossella Fumasoni e lo scorso anno Marco Tirelli e Robin Heidi Kennedy. “Quest’anno abbiamo scelto Bruno Ceccobelli, illustre esponente della Scuola di San Lorenzo i cui figli si stanno avviando alla ribalta della scena artistica italiana avendo grandi capacità e potenzialità.

 

 

Lo scopo finale dell’associazione è quello di promuovere grandi artisti valorizzando Todi, la sua storia e la sua bellezza. Tra i programmi ambiziosi c’è quello di dare a Beverly Pepper la giusta collocazione, progettando a Todi per la fine dell’anno una mostra con le opere donate dall’artista in un percorso fra il tempio di Santa Maria della Consolazione e la Rocca”.

 

 

 


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