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23/11/24 ore

Esuvia di Sandro Bellomo nel palazzo Pamphilj a Roma


  • Giovanni Lauricella

Nel palazzo Pamphilj, uno tra i più importanti e spettacolari palazzi nel centro storico di Roma, che dà su piazza Navona, si è aperta una mostra di Sandro Bellomo, pittore di famiglia leccese, ma nato a New York, organizzata da Chapeau di Massimo Rossi in collaborazione con Etich Borromini Gallery.

 

La galleria è parte integrante di questo importante edificio, nella splendida cornice del palazzo, voluto dal Papa Innocenzo X Pamphilj, progettato dall’architetto Girolamo Rainaldi tra il 1644-50, posto proprio a fianco della chiesa barocca di S. Agnese in Agone del Borromini: vi si possono ammirare 13 quadri di questo particolare artista.

 

Infatti Bellomo è un personaggio a sé nel mondo dell’arte, un autsider che ha sviluppato autonomamente la sua carriera artistica esponendo quasi sempre in luoghi inconsueti ma che in questi giorni gode dell’appoggio organizzativo e curiatoriale di Massimo Rossi, che gestiva la galleria Preferiti insieme a Carla Mazzoni, per una location veramente strepitosa.

 

Il pittore Sandro Bellomo è da tanti anni personaggio di riferimento nella sua Soleto, in provincia di Lecce, perché risiede e lavora in una zona privilegiata del centro storico in una casa- studio posizionata strategicamente proprio nel percorso turistico, così chi si reca da quelle parti passa anche dallo studio dell’artista a conoscere i suoi quadri. 

 

In questi giorni all’Etich Borromini Gallery a piazza Navona, parimenti si colloca in un’area tra le più trafficate dal turismo romano, con la speranza di ricevere le stesse attenzioni che gli hanno dato tanto successo nella sua Soleto. 

 

Il tema delle tue opere è quello ricorrente nella sua ricerca: visi che straripano nei suoi quadri che sono fatti di carte su supporti rigidi. Con tecnica mista, Sandro Bellomo riproduce un “assemblaggio” di occhi, naso e bocca, contornati da semplici decorazioni che sembrano antiche, come i broccati di una volta, visi che sembrano reperti archeologici rifatti di fresco.

 

 

Si è inventato così una particolare specie umana, una strana  fauna arcaica che riempie i suoi quadri; questa arbitraria composizione per gli esagerati occhi o nasi ci ricorda le forzature di Picasso che impressionavano lo spettatore. Sandro Bellomo fa lo stesso con le sue facce che strabordano dal quadro, dall’espressione prepotente: ogni soggetto cerca di impattare con chi lo guarda, ma in maniera soverchiante come se fossero ritratti di personaggi importanti.

 

Badate bene, anche se sembrano icone della Grecia arcaica o personaggi dei bassorilievi raffiguranti re assiri o babilonesi, non c’è niente di tutto questo: c’è solo la fantasia di un artista che con estro dinamico traccia decisi e veloci segni di pastello o di pennello come a renderli vivi da sembrare dialoganti con il pubblico. 

 

Belle opere, dunque, rese da tratti scuri su fondo bianco, che risaltano poderose come solenni raffigurazioni di personaggi antichi, forse mitologici, sicuramente inverosimili.

 

Fantasia che può  colpire l’immaginario del fruitore come una folgorazione subitanea.

 

Se siete incuriositi dalla mia recensione e volete vedere queste opere, aggiungo che si può accedere alla mostra solo per appuntamento.

 

 

 

Esuvia

di Sandro Bellomo

a cura di Massimo Rossi in collaborazione con Etich Borromini Gallery

fino al 30 marzo 2020

via di Santa Maria dell’Anima 30, Roma

 

 


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