di Adriana Dragoni
Quando Sergej Djagilev, il famoso impresario dei “Balletti Russi”, gli propose “vorrei che dessi uno sguardo a una musica deliziosa del Settecento, pensando, magari, di orchestrarla per un balletto...”, Igor Stravinskij rimase stupito. Ma “...quando disse che il compositore era Pergolesi, pensai addirittura che fosse diventato matto.” L' “antica” musica di Giovanni Battista Pergolesi (1710/1736) non era affatto piaciuta a Igor Stravinskij (1882/1971), musicista di avanguardia. Il quale, però, poi, leggendo la partitura di “Pulcinella” scritta dal “vecchio” musicista, se ne innamorò.
E così scrisse: “Era uno sguardo all'indietro ma anche uno sguardo nello specchio” Aveva scoperto delle affinità profonde tra l'antico, giovane musicista napoletano (morto a soli ventisei anni) e sé stesso e anche tra il proprio ambiente vivacissimo e dissacrante (del quale faceva parte anche Pablo Picasso) e la brillante cultura napoletana settecentesca, espressa pure nell'arte figurativa, che guardò alla vita con un'intelligenza precorritrice e spesso con un ironico, seppur benevolo, sorriso (cfr. l'inarrivabile Gaspare Traversi).
Ed ecco che nacque così, nel 1920, con la scenografia di Pablo Picasso, il “Pulcinella Ballet avec chants - Musique d'après Pergolesi”, di Igor Stavinskij, che nel pomeriggio del 24 aprile si è ascoltato nella Reggia-Museo di Capodimonte.
Un pomeriggio straordinario di una musica meravigliosa. La musica è l'arte più legata al tempo, si svolge nel tempo e ci richiama all'hic et nunc. È anche legata al momento e all'ambiente in cui si ascolta. Ascoltandola in una reggia settecentesca, si è trasportati in un mondo di fiaba ed è una fiaba meravigliosa ascoltare in questa reggia una musica napoletana del Settecento, ammodernata nel Novecento e diretta da un eccellente direttore come Francesco Vizioli. Che ricordo dirigere, già lo scorso anno, l'Orchestra del Conservatorio San Pietro a Maiella.
Ora, come in un flash, lo rivedo, in un ricordo di tanti anni fa, nella sua casa romana, commentare, con l'acume del vero artista, la stampa di una veduta napoletana del Settecento. Ed ecco che poi lo vedo ora rincontrare il Settecento napoletano in veste stravinskiana. “Amo Stravinskij” ci dice.
E ci fa una lezione di musica ad alto livello, facendoci osservare, un po' parlando con scanzonata disinvoltura, un po' suonando il pianoforte, un po' facendosi aiutare da qualche brano suonato e cantato da un terzetto di bravissimi giovani musicisti, le variazioni che il musicista del Novecento ha apportato al testo più antico: basta il cambiamento di un'ottava, una scansione più forte e accelerata, la sostituzione di uno strumento con un altro per creare una musica diversa.
Poi tutti godiamo di un momento musicale straordinario, quando Francesco Vizioli dirige l'Orchestra San Pietro a Maiella ne la “Pulcinella Suite” di Igor Stravinskij. Mentre il Maestro, con la sua sagoma scura, vestita correttamente di nero, si muove secondo la musica, quasi a sintetizzare le movenze dei danzatori del balletto. Ha la musica dentro di sé e ce la trasmette con tutto se stesso. Non sono bastati certo gli applausi durati a lungo e replicati più volte dagli astanti tutti in piedi a dirgli “grazie”.
Certo dobbiamo ringraziare, oltre i musicisti, anche gli organizzatori di questo concerto, che ha inaugurato la serie “La musica racconta Picasso”, concepita per la mostra “Picasso e Napoli: Parade”, curata da Silvain Bellenger e Luigi Gallo (a Capodimonte fino al 10 luglio). Bellenger ha anche contribuito alla programmazione musicale, che è stata curata da Elsa Evangelista, la dinamica direttrice del Conservatorio napoletano.
Il programma prevede, per il 7 maggio, “Vita popolare napoletana nei quadri di Picasso”: “Fantasia napoletana - Totò Fantasy”, con la direzione del maestro Mario Ciervo e, per il 21 maggio, “Napoli suona la Spagna”: musiche di Manuel De Falla, Francis Poulenc, Eric Satie e Elsa Evangelista, con la chitarra di Francesco Troncone. Mentre Francesco Vizioli tornerà a Capodimonte il 6 giugno, per dirigere l'Orchestra San Pietro a Maiella in “Contrasti del '900”: Introduzione e allegro per arpa, flauto, clarinetto e quartetto d'archi, di Maurice Ravel e “L'histoire du soldat”, di Igor Stravinskij.
Varrà la pena andare a Napoli questa primavera, in cui la città è in un momento di grande effervescenza. Come a Capodimonte, dove c'è anche la mostra “Incontri sensibili”, che paragona un ritratto seicentesco di donna con un altro del Duemila. Mentre la mostra “Picasso e Napoli: Parade”, oltre il sipario dipinto del balletto Parade, l'opera più grande di Picasso (circa metri 17x 10), presenta quadri e disegni del grande artista andaluso e disegni e fotografie dei suoi amici.
E ci sono anche i pupi, un presepio e dei pastori, mentre nei cortili della reggia si esibiscono gli artisti di strada. Cioè ci sono anche gli elementi della vita e dell'arte popolare napoletana che incantarono Picasso, Stravinskij e i loro amici. Tra questi elementi ci fu pure il panorama napoletano.
Lo si può ammirare, con la vista del golfo, tra il verde del Real Bosco della Reggia-museo di Capodimonte, che con le sue ricchissime, stupende collezioni è certo uno dei musei più belli del mondo.