di Claudia Pariotti
Si conclude con successo e tra fragorosi applausi anche il secondo appuntamento teatrale firmato Saponaro al Trianon Viviani per la mini rassegna sull’Eredità Scarpetta. Dopo Titina la Magnifica è la volta della Donna è mobile, opera orginale di Vincenzo Scarpetta riadattata con alcuni elementi di contemporaneità dal regista Francesco Saponaro (il sipario si apre dopo che un rider, canticchiando uno dei brani più famosi di Liberato, porta in scena una torta che viene servita ad un banchetto della Belle Époque).
Vincenzo Scarpetta, che aveva debuttato proprio al Trianon nel 1911 con la commedia del padre Miseria e Nobiltà, scrive nel 1918 questa ricca parodia musicale piena di riferimenti all’opera lirica ottocentesca e con esilaranti note comiche.
La sinossi: una giovane ragazza dell’alta borghesia napoletana, Giulietta Sazio, organizza per il suo compleanno una festa a conclusione della quale sceglierà con quale dei suoi due pretendenti convogliare a nozze. Nel frattempo, si presentano uno ad uno i servi dei suoi pretendenti e del ricco barone don Ambrogio, da cui entrambi gli scapoli ritengo di poter ereditare le fortune.
Come nelle migliori commedie di Molière anche qui il ruolo della servitù è fondamentale, sia come perfetta spalla dei personaggi più altolocati sia come espressione più autentica dell’animosità e veracità della società napoletana.
Gli invitati appartenenti all’aristocrazia, invece, pieni di manierismi e termini francesi buttati qua e là, si atteggiano con esilarante disinvoltura a padroni della terra pur rimanendo estremamente sensibili al denaro ed a qualsiasi occasione per approfittare di cene e pranzi gentilmente offerti. Uno dei due pretendenti, quello meno piacente, appartiene proprio a questa categoria e sarà lo scapolo che poi si aggiudicherà l’eredità del ricco barone.
Una serie di incidenti ed un fortunato ritrovamento faranno però ribaltare la situazione, a favore di quello dei due scapoli che era improvvisamente finito in miseria.
L’opera è una ricetta di sketch comici e parodie di brani lirici, efficacemente miscelati dall’allora Scarpetta che nei primi del Novecento aveva sviluppato un’idea di teatralità pregna dell’eredità del padre ma spinta verso nuove frontiere, come quella testimoniataci da quest’opera, che sembra quasi inserirsi sulla scia dei musical all’americana.
Del resto, Vincenzo fu la vera liaison artistica tra la famiglia Scarpetta e De Filippo, seppe creare degli elementi nuovi con cui rielaborare la comicità del capostipite Eduardo Scarpetta, e contemporaneamente continuò a portare in scena l’eredità paterna, dando quindi la vera occasione ai fratelli de Filippo di potersi formare partecipando attivamente alle innumerevoli repliche degli spettacoli scarpettiani.
Un nutrito gruppo di attori, altamente capace di misurarsi con i brani presenti nel testo, è guidato dal maestro Bellopede con cui Saponaro collabora ormai fedelmente da anni. Sul palco le bravissime Ebbanesis, duo formato da Serena Pisa e Viviana Cangiano, che sfoggiano tutte le loro abilità canore e teatrali.
Apprezzatissima dal pubblico anche la giovane Federica Totaro nei panni di Rosina, la serva della signorina Giulietta. E poi ancora Tony Laudadio, Luigi Bignone, Giuseppe Brunetti, Marcello Romolo, Biagio Musella, Luca Saccoia, Ivano Schiavi, Elisabetta D’Acunzo, Salvatore Caruso, Davide Mazzella, Ivana Maione per una compagnia felicemente amalgamata da grandi artisti, più maturi ed affermati, con giovani attori talentuosi ed appassionati.
ph®Pino Miraglia