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23/11/24 ore

L'Italia non conosce tortura, intervista a Luigi Manconi


  • Florence Ursino

Franco muore nel reparto psichiatrico di un ospedale con delle “fascette dotate di viti di fissaggio applicate ai quattro arti e fissate alle sbarre del letto”: 82 ore legato, senza mangiare, senza bere. Stefano muore in un nosocomio romano - 37 chili di ecchimosi, lesioni, fratture e una custodia cautelare per possesso di hashis e antiepilettici. Federico muore sull'asfalto per 'asfissia da posizione', ginocchia sul suo torace e due manganelli spezzati. Da una scuola di Genova, in un luglio lontano, 82 persone escono nella notte sanguinanti e ferite, 63 di loro finiscono in ospedale, le altre 19 conoscono Bolzaneto.

 

 

E qui altri numeri, grossi numeri, e altri racconti, terrificanti racconti. Mastrogiovanni, Cucchi, Aldrovandi, l'orrore della Diaz, quello di una caserma ligure. Storie di abuso spregiudicato, di inquisizioni senza streghe, di poteri lussuriosi, storie d'altri tempi per lugubri cantori odierni, storie di oggi per spaventosi spettri d'altri tempi. La tortura non è immaginario, non è leggenda, non è lontana, non parla un'altra lingua.

 

La tortura non è reato. E mentre il potere politico e militare sottobraccio se ne vanno, cercando, stabilendo, decidendo il compromesso, Luigi Manconi, senatore Pd, ci spiega il perchè di un buco nero legislativo e civile che ha inghiottito vite e dignità negli anni moderni della democratica Italia.


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