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02/05/24 ore

Luxuria, momenti di gloria a Sochi


  • Florence Ursino

Vladimir contro Vladimir. Il guanto bianco – o meglio, arcobaleno - che la transgender più famosa d'Italia ha provato a sbattere in faccia al presidente della Russia ha di certo sortito il suo effetto, perlomeno per la stampa italiana, preoccupata per le sorti della “ribelle” (Vendola dixit) Luxuria, vittima in realtà di un fermo flash e nuovamente seduta sugli spalti di Sochi neanche qualche ora dopo.

 

L'ex deputata italiana, infatti, recatasi ai Giochi olimpici per realizzare un servizio per Le Iene a favore dei gay, aveva fatto bella mostra del suo ventaglio arcobaleno, con tanto di scritta 'gay è ok', davanti allo Stadio Olimpico di Sochi: “Saluti con i colori della rainbow – ha cinguettato Luxuria - alla faccia di Putin”.

 

E della legge approvata dalla Duma che vieta la propaganda omosessuale. Inevitabile, dunque, essere condotta dalla polizia lì presente in una caserma dove è stato chiesto alla nostra di non “esibire scritte legate ai gay”.

 

E, mentre l'unità di crisi della Farnesina si prodigava per mettere in contatto Vladimir (non Putin, l'altra) con un funzionario del nostro ministero degli Esteri, in Italia già si parlava di tortura: “Luxuria mi ha mandato un sms di aiuto – dichiarava alla stampa Imma Battaglia, presidente onorario di 'Gay Project' - L'atteggiamento degli agenti è stato brutale e aggressivo, nessuno parla inglese, ora si trova sola in una stanza con luci al neon sulla faccia”.

 

Poi l'intervento delle autorità italiane e il tempestivo rilascio con tanto di 'rettificazione': “Vladimir Luxuria sta bene, ci ha riferito telefonicamente di essere stata trattata cordialmente e di non aver subito intimidazioni né violenze da parte della polizia” ha spiegato un funzionario della Farnesina sottolineando che l'icona del mondo gay italiano è stata trattenuta oltre il previsto per la mancanza di un traduttore.

 

Ma il giallo si infittisce: secondo gli organizzatori delle Olimpiadi invernali “non c'è alcun registro da cui risulti un fermo o un arresto del genere” mentre un funzionario della stazione centrale di polizia di Sochi ha riferito ad Associated Press che lì non avrebbero mai avuto in custodia alcun cittadino di nazionalità italiana.

 

Insomma una disavventura, quella dell'ex deputata, che tutto è stata tranne quello che in realtà avrebbe voluto: una protesta o, tuttalpiù, una provocazione. Ma la Russia omofoba di Putin non ci è cascata e tutto bene ciò che finisce bene, soprattutto in un Paese che è abituato a reprimere con forza anche e soprattutto le forme meno plateali di dissenso.

 

E mentre alcuni, approfittando della 'copertura' che i giochi di Sochi garantiscono mediaticamente, continuano in silenzio a lottare per chi, come l'attivista ecologista Vitishko, condannato a 3 anni di prigione per aver denunciato gli abusi edilizi olimpici, possa essere liberato, qualcun altro protesta a modo suo, davanti ad una partita di hockey, pochi giorni dopo il commovente abbraccio di Putin alla pattinatrice olandese Ireen Wust, atleta apertamente gay.

 

 


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