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16/11/24 ore

L'omofobia di Stato nella Russia di Putin



“Il grido che saliva dalle loro città era troppo grande", rivelò Dio ad Abramo prima di distruggere Sodoma e Gomorra. Così, prima che la divina furia decida di abbatterso sull'intero impero putiniano, il prossimo 19 dicembre la Duma, il parlamento russo, deciderà se estendere a livello nazionale la legge che proibisce la peccaminosa “propaganda omosessuale”.

 

Il provvedimento, già in vigore in nove regioni, tra cui quella di San Pietroburgo, secondo il catartico progetto del governo e della Chiesa ortodossa russa, “aiuterà a proteggere i bambini dalla manipolazione condotta da minoranze che promuovono la sodomia” impedendo “azioni pubbliche mirate a promuovere il lesbismo, la bisessualità e il transgender tra i minori”.

 

A quasi 20 anni di distanza dall'abrogazione della norma anti-gay che sin dal 1933 aveva bollato come “estranei alla società sovietica” le persone gay, riempendo per anni carceri e gulag di 'pericolosi invertiti', la classe dirigente di Mosca ha così reinstaurato l'omofobia di Stato, inserendo nuovamente l'omosessualità nella lista dei reati da punire perchè strettamente correlata alla pedofilia.

 

Niente manifestazioni, niente informazione, niente discussioni pubbliche che abbiamo come tema i rapporti tra persone dello stesso sesso: i trasgressori, rei di minare nel profondo le fondamenta della famiglia tradizionale e dei valori più conservatori ad essa legati, saranno puniti con multe che vanno dai 5000 (125 euro) ai 500.000 rubli (12.500).

 

Poi c'è la clandestinità, l'emarginazione, il silenzio forzato; al di là del puro dato legislativo, è infatti l'humus culturale e sociale della Russia di Putin a destare maggiore preoccupazione per le sorti della comunità Lgbt: secondo un sondaggio dell'agenzia demoscopica Levanda in 45 delle 83 regioni della federazione, gli omosessuali sono definiti “ripugnanti” dal 66% degli intervistati (tra cui il 71% degli uomini e il 61% delle donne) mentre solo l'1% degli interpellati ha dichiarato di avere rispetto per i gay.

 

Ed è proprio in nome del rispetto per la comunità omosessuale che la città di Milano ha interrotto il gemellaggio con San Pietroburgo: il Consiglio comunale guidato da Pisapia ha infatti approvato la mozione presentata dal radicale Marco Cappato che prevede la sospensione degli effetti del patto tra Palazzo Marino e l'ex-Leningrado fino a quando non sarà abrogata la legge palesemente discriminatoria nei confronti delle persone gay.

 

Un “segnale forte ma rispettoso – ha spiegato Yuri Guaiana, segretario dell'associazione radicale Certi Diritti – Speriamo che l'esempio menghino sia seguito anche da Venezia, gemellata dal 2006, e da Torino, che ha che ha sciaguratamente siglato un accordo bilaterale di collaborazione con l`ex capitale zarista solo una settimana fa”. (F.U.)


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