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02/05/24 ore

La pessima legge 40 cade a pezzi. Illegittimo il divieto di accesso alle tecniche di procreazione


  • Ermes Antonucci

La Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità del divieto di accesso alla procreazione assistita per le coppie fertili portatrici di patologie genetiche, nonché del divieto per quest'ultime di richiedere la diagnosi pre-impianto, contenuti nella tristemente nota legge 40 del 2004. Si tratta solo dell'ultima sentenza di una lunga serie, che, in undici anni, ha di fatto smantellato pezzo dopo pezzo la legge varata dall'allora governo Berlusconi.

 

A rimettere il caso alla Consulta era stato, con due distinte ordinanze, il tribunale di Roma, nell’ambito di due procedimenti avviati da coppie che si erano viste negare dalle strutture la possibilità di effettuare la diagnosi preimpianto nonostante fosse stata accertato il fatto che fossero portatrici sane di gravi patologie genetiche.

 

Sale così a 33 il numero delle sentenze sopraggiunte negli ultimi anni per censurare le disposizioni contenute nella legge 40: il divieto di produzione di più di tre embrioni, l'obbligo di impiantare contemporaneamente tutti gli embrioni prodotti, il divieto di diagnosi pre-impianto per le coppie infertili, il divieto di fecondazione eterologa, dichiarato incostituzionale poco più di un anno fa.

 

Restano, di conseguenza, ancora in piedi il divieto di accesso alla fecondazione assistita per single e coppie dello stesso sesso, e quello di ricerca su embrioni non idonei alla gravidanza. E' da ricordare inoltre che sulla materia oggetto dell'ultima sentenza della Corte costituzionale si era espressa anche la Corte europea dei diritti dell'uomo quasi tre anni fa, stabilendo che il divieto per le coppie fertili portatrici di patologie genetiche di accedere alla fecondazione in vitro con diagnosi pre-impianto violava l'articolo 8 della Convenzione europea sui diritti umani ("Ogni persona ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare").

 

Filomena Gallo, segretaria dell'Associazione Luca Coscioni ed una degli avvocati delle coppie coinvolte nella vicenda sulla quale si è espressa la Corte costituzionale, ha manifestato "gioia e soddisfazione" per una sentenza che stabilisce il rispetto del "diritto alla salute e del principio di uguaglianza" alle coppie che chiedono l'accesso ai trattamenti sanitari.

 

Ciò che rimane in seguito all'abbattimento dei capisaldi dell'assurda legge 40 è un abissale vuoto legislativo, colmato in maniera sporadica e non uniforme dalle innumerevoli sentenze delle corti di giustizia, con la produzione di un altrettanto pericoloso vuoto di certezza del diritto. Il legislatore, leggasi in primis "governo Renzi", tuttavia,  non interviene, in balia di proclami solo in astratto decisionisti.

 

 


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