Un modello da imitare, quello applicato sui rifugiati e i richidenti asilo nella lontanissima Australia. Almeno questo dicono alcuni, quando discettano di politiche per arginare i flussi migratori sulle nostre coste; e di questo si vanta il primo ministro australiano Malcolm Turnbull. Eppure, in un rapporto, dal titolo "L'isola della disperazione: come l'Australia tratta i rifugiati a Nauru", Amnesty International ha accusato il governo australiano di sottoporre richiedenti asilo e rifugiati a un complesso e crudele sistema di abusi, contrario al diritto internazionale, allo scopo di tenere queste persone lontano dalle coste del paese.
Il rapporto, basato su mesi di ricerche e di interviste a oltre 100 persone sull'isola di Nauru e in Australia, chiama le procedure adottate dal governo australiano in materia di rifugiati col loro vero nome: un deliberato e sistematico regime di crudeltà e diniego. Anna Neistat, direttrice delle ricerche di Amnesty International, una delle poche persone che è riuscita a mettere piede sull'isola, remota e impenetrabile, per svolgere ricerche sulle violazioni dei diritti umani, parla apertamente di Nauru come di “una prigione cielo aperto il cui scopo è di infliggere la sofferenza ritenuta necessaria per scoraggiare alcune delle persone più vulnerabili del mondo a cercare riparo in Australia".
In sostanza si è creato "un circolo vizioso con persone che cercano di porre fine alla loro vita per fuggire alla disperazione vanno a finire dietro le sbarre, in una prigione costruita dentro una prigione a cielo aperto". Irichiedenti asilo e i rifugiati che si trovano a Nauru - denuncia Amnesty - sono diventati il bersaglio delle angherie e della violenza di parte della popolazione locale e anche di persone che sono in posizione di potere. Nonostante le attendibili prove emerse su decine e decine di aggressioni, anche di natura sessuale, a quanto risulta ad Amnesty International nessun cittadino nauruano è stato incriminato. Al contrario, a essere arrestati arbitrariamente e imprigionati sono i richiedenti asilo e i rifugiati. Nelle parole di un fornitore locale, "si tratta di una prassi intimidatoria comune sull'isola".
Le autorità di Nauru hanno anche arrestato richiedenti asilo e rifugiati per atti di autolesionismo, ponendoli esattamente in quella condizione di reclusione a tempo indeterminato che è causa del profondo deterioramento della salute mentale di una persona.
Quasi tutte le persone incontrate da Amnesty International, bambini compresi, sono in cattive condizioni di salute mentale. Secondo l'Ordine degli psichiatri di Australia e Nuova Zelanda, è innegabile che la detenzione a tempo prolungato o indeterminato abbia un effetto diretto e negativo sulla salute mentale. Peter Young, ex direttore del reparto di Salute mentale dell'International Health and Medical Services, ha detto ad Amnesty International che nei contesti offshore di esame dei richiedenti asilo "ogni cosa diventa strumentale all'obiettivo di 'fermare le imbarcazioni'".
Amnesty International è giunta così alla conclusione che il sistema cui sono sottoposti i richiedenti asilo e i rifugiati a Nauru equivalga a tortura. La combinazione tra la profonda sofferenza mentale dei rifugiati, il fatto che questa sia prodotta intenzionalmente e il ricorso all'esame offshore come mezzo d'intimidazione e coercizione allo scopo di raggiungere un obiettivo, significa che il sistema offshore australiano di esame dei richiedenti asilo rientra nella definizione che della tortura dà il diritto internazionale.
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Alcune cifre
Nauru ha una popolazione di 10.000 abitanti. Con la presenza di 1159 richiedenti asilo e rifugiati, è il terzo paese al mondo per il rapporto tra rifugiati e abitanti. La superficie totale dell'isola è di soli 21 chilometri quadrati. Il costo della politica di deterrenza (respingimenti, valutazioni offshore e detenzione obbligatoria) per il periodo 2013-2016 è stimato in 9,6 miliardi di dollari australiani (oltre 6,64 miliardi di euro), non tenendo conto delle spese legali a seguito di denunce, delle revisioni in appello e delle inchieste da parte di ispettori e agenzie nominati dal governo.
Secondo l'Ufficio studi del parlamento australiano, il sistema di valutazione offshore in vigore a Nauru e sull'isola di Manus costa ogni anno 573.000 dollari australiani a persona (quasi 396.000 euro).
Attualmente a Nauru si trovano 1159 richiedenti asilo e rifugiati: 410 all'interno del Centro per l'esame dei richiedenti asilo e 749 fuori da questa struttura. Di queste 1159 persone, 173 sono bambini (134 dei quali rifugiati e 39 richiedenti asilo). A Nauru, il sistema di protezione dei minorenni è praticamente inesistente.
La maggior parte dei richiedenti asilo e dei rifugiati viene dall'Iran. Molti altri sono apolidi o provengono da Afghanistan, Iraq, Myanmar, Pakistan e Sri Lanka. Secondo un padre che si trova nel Centro per l'esame dei richiedenti asilo, la maggior parte dei quasi 40 bambini che si trovano in questa struttura - compreso suo figlio - ha la tubercolosi.
(fonte Amnesty Internatinal)
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