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23/11/24 ore

G20, la crisi siriana nelle mani di Putin


  • Silvio Pergameno

Russia e Siria: è uno degli aspetti fondamentali della presente crisi mediorientale. La Russia sta fornendo ad Assad armi e tecnici per contrastare l’attacco missilistico che gli grava sulla testa, cosicché la minacciata “punizione” rischia di risultare quanto meno ridimensionata, né sarebbe più esperibile la creazione di una no fly zone.

 

Vladimir Putin ha precisato che finora in Siria sono arrivate soltanto parti dei singoli strumenti promessi, un procedere che significa chiaramente, come si è già avuto occasione di rilevare in precedente intervento sul tema, che il leader russo si sta muovendo per crearsi una posizione gestibile e spendibile nella vicenda, dal cui esito molto dipenderà dell’avvenire della regione.

 

Ai tempi della prima guerra contro l’Iraq l’Unione Sovietica era agli sgoccioli e anche a quelli della seconda il suo ruolo di grande potenza era tutt’altro che restaurato. Oggi il discorso è diverso e per Putin le possibilità di ripresa di una ruolo internazionale significativo sono poi uno strumento di grande peso per mantenere ed estendere il consenso dell’opinione pubblica, solleticata nelle sue tendenze nazionalistiche.

 

La Russia inoltre non versa più nelle condizioni politico-economiche disastrose che seguirono il crollo dell’Unione Sovietica: le enormi disponibilità energetiche rappresentano non soltanto una risorsa economica, ma uno strumento politico di pesante influenza nei paesi che si riforniscono del suo gas e condizionano ampiamente la stessa Germania, che nella gestione della famosa Gazprom e della modernizzazione dell’immenso paese è ampiamente coinvolta (altro che il gossip sulle cicale e le formiche di cui Berlino si serve per sorreggere il suo buon nome…!)

 

Obama  è a San Pietroburgo per la riunione del G20, che in genere si occupa prevalentemente di questioni economiche, ma che questa volta per forza di cose dovrà occuparsi delle gravissima vicenda siriana.

 

Putin ha fatto comunque sapere che tutto dovrà passare per l’ONU e Ban Ki Moon ha già investito il Consiglio di Sicurezza del problema, nel quale, come è noto, la Russia dispone del diritto di veto: Assad cioè potrà essere punito solo con il consenso di Mosca, mentre, peraltro, Mosca dovrà pur tener conto che tirare troppo la corda potrebbe danneggiarla in tutto il mondo arabo, perché anche la Lega Araba non difende Assad.

 

Per l’Occidente, in parole povere, la situazione non è rosea; ma prendersela con Obama è fin troppo facile e puzza fin troppo di menefreghismo da impotenza. Cameron che non ha avuto il consenso del Parlamento testimonia ogni giorno di più che, fuori dall’Europa, non esiste un ruolo politico vero del Regno Unito al livello internazionale: la Gran Bretagna, cioè, come si è spesso avuto occasione di rilevare, si avvia ad essere il più importante dei paesi nel Nord Europa, attenti al proprio benessere e alla costruzione di una democrazia interna sempre più sofisticata, ma indifferente a quanto succede nel vasto mondo.

 

Hollande si è messo l’elmetto e si dimostra sempre più ansioso di celebrare le sue vittorie sotto l’Arc de triomphe; Berlino comincia a farci preoccupare ogni giorno di più, perche una Germania sempre più orientata su un suo destino nazionale non si sa dove andrà a parare e quanto a Bruxelles e Strasburgo meglio voltare pietosamente pagina.


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